Crema di barbe di carote, carota e chicchi di melagrana
Se si fa la spesa dai produttori capita spesso di trovare mazzi di carote con la loro barba (i ciuffetti di foglie).
Mazzo di carote con le barbe
Per me è sempre un grande dispiacere quando devo buttare cibo, quindi mi sono industriata per trovare un modo di usare le barbe delle carote, che sono commestibili, anche se troppo spesso vengono buttate via. Conosci già la mia attenzione allo spreco alimentare e trovi qui la mia infografica per contenerlo il più possibile
Le Barbe delle Carote
Con il ciuffo di barbe puoi preparare una crema come quella che ho fatto io, ma puoi anche frullarle con un po’ di olio – dopo averle sbollentate – e usare la salsina ottenuta come condimento di carne, pesce, verdure.
Le barbe delle carote hanno un sapore leggermente piccante, aromatico e se le sbollenti in tanta acqua salata e subito le metti in acqua freddissima, mantengono un bel colore verde brillante.
A tavola anche l’occhio vuole la sua parte, come dice il proverbio, ricorda sempre di trattarti bene anche nella presentazione di quello che mangi!
La mia ricetta per la crema di barbe delle carote
Ingredienti
(per una persona)
Un mazzo di carote con un bel ciuffo di barbe
Una melagrana
Uno spicchio d’aglio
Olio Extravergine d’Oliva (qb)
Procedimento
Taglio delle barbe delle carote
Taglia le barbe delle carote e separa le foglie dagli steli.
Sbuccia le carote con il pelapatate.
Metti a lavare le carote, le barbe, gli steli e le bucce.
Le bucce e gli steli, una volta asciutti, possono essere essiccati per poi usarli nel granulato vegetale fatto in casa (trovi la ricetta nel mio feed di instagram).
Bucce, steli delle barbe e carote sbucciate
Barbe delle carote a sbollentare
Fai bollire molta acqua salata e sbollenta per due minuti le barbe delle carote, poi buttale immediatamente in una ciotola piena di acqua freddissima.
Scalda in padella l’olio extravergine di oliva con lo spicchio di aglio, in modo da insaporirlo, lascialo raffreddare.
Taglia una carota a cubetti piccoli, io li ho fatti delle dimensioni dei chicchi della melagrana.
Chicchi di melagrana
Sbuccia la melagrana e tieni da parte i chicchi.
Quando l’olio si sarà raffreddato, frullalo con le barbe delle carote e con un po’ dell’acqua con cui le hai raffreddate.Video – Barbe della carote frullate
Metti la crema in una fondina, aggiungi i cubetti di carota e i chicchi di melagrana, condisci con un giro di olio extravergine di oliva.
Crema di barbe di carote, carota e chicchi di melagrana
Questa crema ti permette di non buttarle barbe delle carote, di mangiare della verdura in un modo diverso dal solito ed è veramente buona! Il sapore leggermente piccante delle barbe si accompagna benissimo a quello acidulo dei chicchi di melagrana, i cubetti di carota aggiungono croccantezza alla consistenza cremosa.
Se provi a rifarla, fammi sapere se ti è piaciuta e mi puoi anche taggare su
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Una delle ultime tendenze sui social e sugli scaffali dei supermercati, sono i cibi iperproteici.
Da qualche anno è un pullulare di “high protein”, “più proteine”, “crema proteica”, “pasta proteica” e via così.
- Come è iniziato il tutto
- Cosa sono i cibi iperproteici
Tagliere di legno con biscottini al cioccolato proteici
- Quali sono i vantaggi dei cibi iperproteici
- Conclusioni
- Come è iniziato il tutto
Come è iniziato il tutto
Tutta la grande popolarità dei cibi iperproteici è iniziata con vendite tramite testimonial su Instagram da parte di aziende che si sono specializzate nella commercializzazione di alimenti fortemente processati reclamizzati come iperproteici.
Soprattutto in alcuni ambienti (palestre, sportivi, persone con la fissa del dimagrimento) l’introduzione nelle abitudini alimentari di cibi con l’etichetta “iperproteico” ha preso molto piede, supportata anche da codici sconto distribuiti sui social, per i quali, i vari testimonial ottenevano una percentuale sugli incassi.
Il messaggio veicolato da pubblicità di questo tipo era non esplicitato, ma chiarissimo: con questi prodotti iperproteici perderai peso, rimarrai in forma, avrai un corpo come il mio, perché contengono tante proteine.
Piano piano si è quindi diffusa la credenza che aumentare le proteine grazie a cibi industriali iperproteici aiuti a dimagrire, a rimanere nel peso forma e anche a mettere su muscolo.
Cosa sono i cibi iperproteici
Sono cibi, venduti online, in negozi fisici, nei supermercati e, a volte, anche nelle farmacie, che presentano un contenuto proteico più alto del corrispettivo.
Per esempio, un “budino proteico” è l’equivalente di un budino industriale, ma con più proteine.
Grazie al grande successo commerciale che stanno avendo, in etichetta è sempre riportata una frase (tecnicamente si chiama claim), oppure hanno un nome che rimandano all’alto contenuto in proteine: “proteico”, “alto in proteine”, “high protein”, “pro”, …
Attenzione: molte volte si pensa che un prodotto sia iperproteico per false credenze, per esempio, in caso di prodotti preparati con solo albumi, invece che con le uova intere.
Quali sono i vantaggi dei cibi iperproteici
Nessuno.
Partiamo dal concetto base: i cibi iperproteici non servono a niente.
Non c’è alcun vantaggio salutistico o in termini di peso corporeo nei prodotti iperproteici
Per controllare il peso o per tenersi in forma non servono a niente.
Ma la cosa più grave è che tutta questa importanza commerciale dei cibi iperproteici porta avanti la confusione totale tra carboidrati e proteine che sono macronutrienti e non pasta, pane, bistecche o uova, cioè alimenti.
Poi, passano informazioni superficiali e manipolate ad arte che hanno come conseguenza di una cattiva divulgazione in campo nutrizionale, il diffondersi di credenze errate tra le persone.
Tra l’altro, mi sono studiata qualche etichetta e ho trovato il corrispettivo iperproteico di un determinato cibo, prodotto e commercializzato dalla stessa azienda con un contenuto di proteine di ben 2 grammi in più rispetto al prodotto tradizionale.
Hai letto bene: 24 grammi di proteine ogni 100 grammi, invece che 22 grammi.
Allora, a me sembrano prese in giro enormi, a scapito del portafogli, delle abitudini nutrizionali e dell’equilibrio psicologico delle persone.
Conclusioni
Per tenerti in forma o per dimagrire – se ne hai necessità – i cibi iperproteici non ti portano nessun vantaggio, anzi, ti costano di più, non ti aiutano a imparare a mangiare come ti farebbe bene e, spesso, sono pieni di edulcoranti e sostanze assolutamente non necessarie nei corrispondenti cibi non iperproteici.
Imparare una nuova abitudine nutrizionale, quella dell’equilibrio felice, quella del mangiare col sorriso, non passa da scorciatoie commerciali che portano vantaggi solamente a chi produce o vende o fa da influenze per determinati prodotti.
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Purtroppo nel nostro paese esiste ancora una narrativa non corretta dal punto di vista della salute sul vino.
Il settore enologico è sicuramente una parte importante della nostra economia, sia per quello che riguarda l’indotto interno che quello dell’export.
È buono il vino! Eccome. Sto parlando del vino di qualità, ovviamente.
In una bottiglia di vino troviamo un intero mondo: l’uva, le altre specie vegetali, il suolo, gli insetti, le muffe, le tradizioni, le tecnologie, la cultura, la storia del territorio, le relazioni interpersonali, lo studio, le sperimentazioni, le scelte, le conoscenze di chi lo produce.
Abbiamo la stagionalità, il rispetto della terra, delle piante, la conoscenza della fermentazione, …mille e mille altre cose che ora sicuro dimentico.
Quindi, no, non sono astemia e non ce l’ho col vino, anzi.
Questo articolo si riferisce alla narrativa del vino rispetto alla salute e solo a questo.
Nella nostra cultura il vino è presente da prima di sempre credo, dai tempi degli antichi romani, abbiamo testimonianze nei vasi micenei, cretesi, greci che troviamo nei musei o fotografati nei libri.
In diverse rappresentazioni etrusche troviamo viti, persone con calici, otri, abbiamo vaselame con pampini stilizzati.
I reperti archeologici e storici fanno risalire la storia della vite ai Fenici, che dovrebbero essere stati gli importatori di questa pianta in Sicilia.
Nel secondo dopoguerra, Ancel Keys, un biologo e fisiologo statunitense che si occupava di nutrizione ha effettuato diversi studi, vivendo anche in Italia e possiamo considerarlo il “padre” della dieta mediterranea (ne parliamo in un altro articolo a breve).
Nei suoi studi notò anche come nei paesi del bacino del Mediterraneo il vino rosso fosse sempre presente a tavola. E il vino rosso entrò così nell’immaginario delle cose salutari associate alla “dieta mediterranea”.
Negli anni ’80 del secolo scorso, alcuni ricercatori francesi, per cercare di dare un nome a effetto per un fenomeno che avevano osservato, coniarono la famosa espressione “the French paradox” (il Paradosso Francese).
Il Paradosso Francese sarebbe quel fenomeno per il quale i francesi, seppur con un’alimentazione ricca di grassi animali saturi, presentavano una bassa incidenza di malattia cardiaca coronarica.
Un’osservazione, cioè, che contraddiceva tutta la ricerca nel campo nutrizione-malattie cardiovascolari iniziata poco dopo la II guerra mondiale, più di 30 anni prima.
Davvero, questa cosa contraddiceva tutti i dati raccolti in tutte le altre parti del mondo e agli scienziati i dati che contraddicono tutto il resto piacciono molto, perchè stuzzicano il pensiero.
Bisogna trovare una spiegazione! Agli scienziati piace molto capire e spiegare, quindi ci sono andati a nozze.
L’osservazione successiva fu che i francesi, rispetto alle altre popolazioni studiate, bevevano più vino di tutti, in special modo rosso.
Ed ecco la spiegazione! Il vino rosso contiene sostanze protettive per la salute del cuore e del sistema circolatorio.
Facciamo 2+2: in italia si beve vino rosso dalla notte dei tempi, l’Italia ha un numero di persone con malattie cardiovascolari simili alla Francia.
La somma dà 4: l’abitudine di bere vino rosso degli italiani è positiva per la salute.
E via a supportare studi sulla composizione del vino rosso. Che contiene tante sostanze, tra cui una, oramai super famosa, il resveratrolo.
Ecco com’è iniziata questa narrativa, che continua perché il vino è buono ed è importante per la nostra economia.
La teoria del French Paradox è stata confutata:
al tempo della raccolta dei primi dati i francesi mangiavano in realtà in modo molto più salutare delle popolazioni con cui erano stati confrontati
il vino rosso non ha alcuna azione protettiva sulla nostra salute
Il resveratrolo, la super star di questa narrazione, ha, in letteratura, dati contrastanti sulla propria efficacia se assunto come integratore (attenzione al dosaggio, senti il parere di un professionista della nutrizione e non fare il fai da te).
Il gruppo di molecole al quale il resveratrolo appartiene – i polifenoli – hanno, invece, dimostrato negli anni, di essere efficaci in prevenzione, sopratutto se assunti con il cibo.
Il vino, chimicamente, è una soluzione di diversi composti, in alcool etilico.
L’alcool etilico è il solo composto della famiglia chimica degli alcooli che possiamo metabolizzare senza morirne.
L’alcool etilico, come tutti gli alcooli, ha proprietà microbicide (cosa stiamo usando da due anni per disinfettare? Alcool diluito), quindi è dannoso per tutti i nostri microbioti: intestinale, cutaneo, polmonare, vaginale, oculare, …per tutti.
L’alcool etilico non ci fa bene, non ne esiste una quantità minima raccomandata, va consumato raramente, meglio ancora non consumato, soprattutto se in presenza di malattie importanti.
Quindi, godiamoci il nostro bicchiere di vino quando siamo con gli amici (uno, non mezza bottiglia), non consumiamolo tutti i giorni e, soprattutto, smettiamola di dire che è una fonte di resveratrolo.
Il vino è una fonte di alcool etilico. Cambiamo la narrativa per migliorare la nostra salute.
Lo so, questo articolo scatenerà polemiche infinite, ma era il momento di non stare più zitta.
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La parola “dieta” deriva dal greco e significa “stile di vita”.
I miei pazienti lo sanno, perché lo dico in continuazione.
L’idea che nel mio studio si debba venire quando si è disperati – per una questione di peso o di salute – come ultima spiaggia, perché si uscirà con qualcosa di terribilmente privativo e triste, proprio non mi va giù.
Un’altra cosa che mi scoccia parecchio è, quando ho a che fare con persone che non mi conoscono, che a pranzo o cena, tutti dicono di non guardare nel loro piatto o chiedono a me cosa mangerò. Pensando che io al ristorante chieda la bistecchina con l’insalata!!
Allora, mettiamolo in chiaro una volta per tutto:
dieta non è mangiare petto di pollo scondito e spinaci al vapore senza sale
dieta non è privarsi di ogni gioia a tavola per rientrare nei jeans
dieta non è smettere di uscire con gli amici altrimenti non si dimagrisce
dieta non è intristirsi a tavola finché non si torna nella taglia desiderata
dieta non è seguire un protocollo nutrizionale fino al prossimo esame del sangue per vedere come va il colesterolo
Una cosa molto importante da ricordare sempre è che
dieta non è solo quello che mangi
Dieta è
- le scelte nutrizionali che fai
- le scelte che fai al momento della spesa
- come decidi di cucinare i tuoi pasti
- con chi consumi il tuo cibo
- gli orari in cui mangi
- i piatti e le posate che usi
- se usi integratori, quali assumi
Ma dieta è anche:
- come affronti la giornata
- le persone che decidi di avere nella tua vita
- l’attività fisica che fai e quanta ne fai
- le tue ore di sonno
- le tue ore di svago
- le cose che ti piace fare e il tempo che dedichi a queste
- i pensieri che ti accompagnano nei vari momenti della giornata e a quali presti attenzione
- le scelte che fai e quelle che non fai
Quindi, cosa aspettarsi da un incontro con me?
Sicuramente un protocollo nutrizionale (e includo quello di integrazione in questo), ma che cerco di creare tenendo conto della tua situazione di salute e della tua vita.
Non è necessario mangiare cibi tristi e sconditi per tutelare e migliorare la nostra salute, ma è importante scegliere quali e quanti cibi mettere a tavola.
Sicuramente io chiedo di cercare di organizzare i pasti e la spesa, ma lo faccio, appunto, perché tu inizi a prenderti cura di te e a dedicare le giuste attenzioni alla tua alimentazione.
Questa è la cosa più importante: iniziare a pensare a come ci nutriamo come modo per prendersi cura di sé.
Un atto di amore e attenzione verso di te.
Ed è una cosa importantissima.
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I controlli sono fondamentali nel percorso insieme.
Abbiamo parlato di come è strutturata la prima consulenza in un altro articolo (clicca sul testo evidenziato se lo vuoi leggere o rileggere).
Vediamo cosa succede durante le visite di controllo:
- ti chiedo come stai, come hai passato il periodo tra l’incontro precedente e quel momento
- ti chiedo se hai delle domande – una qualsiasi domanda – sullo schema alimentare e di integrazione, su come ti senti, su cosa è successo
- ti misuro, così, numeri alla mano, possiamo prendere decisioni
- ti spiego cosa è successo al tuo corpo alla luce delle misure e di cosa mi hai raccontato
- a seconda di come sono andate le misure e i cambiamenti che mi hai racontato tu , decido se è il caso di cambiare qualcosa nello schema nutrizionale e/o in quello di integrazione
- ti spiego il perchè non cambio nulla o cambio qualcosa e cosa
- prendiamo un appuntamento per il controllo successivo
- come sempre, ti faccio la fattura, che è detraibile in dichiarazione dei redditi e che mi devi saldare con bancomat o carta di credito
Quindi…a cosa servono i controlli?
Sicuramente non a pesarsi sulla mia bilancia
I controlli non sono una cosa di due minuti per controllare il numero del peso. Sono degli incontri strutturati, utili a farmi domande, raccontarmi cosa ti è successo, a fare modifiche se servono, a capire a che punto sei.
C’è una cosa molto importante che ho bisogno di dirti:
A me non interessa se hai seguito no il piano che ho pensato per te,
non sono qui per giudicare nessuno.
Sono qui per aiutarti e se non ci vediamo regolarmente, o se non mi vieni a raccontare eventuali problemi, non posso farlo
Se sposti i tuoi controlli, o li cancelli, perchè non hai seguito lo schema che ti ho proposto, non ti aiuti.
Perchè senza incontrarci regolarmente, io non posso fare nulla per supportarti e ccompagnarti lungo il tuo percorso di cambiamento verso una versione migliore di te:
quella in salute.
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LILT compie 100 anni in questo 2022 e LILT Bologna mi ha chiesto di realizzare una ricetta al mese in ottica prevenzione.
Qui da me troverete solo la foto finale, tutti i dettagli per ingredienti, procedimento e proprietà saranno sul sito di LILT Bologna, alla sezione Kitchen-LILT
Per la seconda ricetta, quella di febbraio, ho pensato a un modo diverso di servire una verdura di stagione ricca di proprietà.
Ecco il mio Pesto di Cavolo Nero con Mandorle e Arancia.
Fidaveti: è semplicissimo da preparare, buono come non si immagina, versatile nell’utilizzo e pieno di salute!!!
Qui il link alla ricetta completa:
https://www.legatumoribologna.it/kitchen-lilt/pesto-cavolo-nero
Sto approfittando dei ritmi ancora rallentati degli ultimi giorni di vacanza per cucinare per alcuni progetti. Era tanto che non cucinavo con qualche obiettivo che non fosse sfamarmi.
Quindi, ho voluto preparare questo pan brioche super morbido e molto facile. Non ho usato ingredienti particolari, ma quelli classici delle torte casalinghe e del lievito di birra.
Questo perché non c’è sempre bisogno della ricetta “healthy“, “fit” o chissà cosa.
Mi piacciono gli impasti, mi piace preparare lievitati, mi rilassa molto.
Pan broche morbidissimo
Ingredienti
500 g di farina tipo 1
50 g di zucchero
50 g di burro
300 ml di latte intero
un pizzico di sale
lievito – non quello per dolci vanigliato: di birra, di birra secco, pasta madre (io ho usato quello di birra secco, va bene anche il lievito madre, calcolate la quantità in base alla farina)
Procedimento
Se partite dal lievito di birra, scioglietelo in un po’ di latte tiepido.
Impastate farina, latte, lievito e zucchero. Tagliate a dadini il burro e aggiungetelo per ultimo. Impastate (se avete l’impastatrice vi aiuta molto, io non l’ho e quindi ho fatto a mano), almeno una quindicina di minuti, in modo da ottenere un impasto liscio e che si stacca dalla ciotola.
Lasciate lievitare fino al raddoppio. Qui i tempi dipendono dal lievito che avete deciso di usare: circa tre ore per il lievito di birra, almeno 12 per il lievito madre.
Create dei cordoncini dall’impasto e intrecciateli. Io solitamente lo intreccio a 4 cordoni, ma va bene anche a 3.
Mettete la treccia in uno stampo da plumcake imburrato, coprite con un canovaccio e fate lievitare almeno un’altra ora per il lievito di birra e almeno altre tre ore per il lievito madre.
Spennellate con un poco di latte e infornate a 200° per circa 30 minuti – ogni forno è diverso.
Ed ecco il vostro pan brioche morbidissimo! dura circa una settimana se ben chiuso, io lo mangio a colazione con burro e confettura, con la spalmabile di nocciole ed è molto buono anche leggermente tostato in forno o nel tostapane!
Su instagram trovate il reel con il procedimento passo-passo!
Sono stata coinvolta da una collega in un suo Contest su instagram che prevede la realizzazione di ricette per la colazione dei più piccoli.
L’obiettivo è quello di darvi una mano a non proporre sempre merendine e biscotti industriali, ma poter creare dei piatti bilanciati dal gusto dolce, ma senza un eccesso di zuccheri
Ho pensato a una torta di carote super semplice, senza lattosio, da preparare col frullatore in 10 minuti + il tempo di cottura
Torta di carote
Ingredienti
150 g di farina integrale (io non ne avevo più e ho usato quella di farro, che va ugualmente bene)
50 g di farina di mandorle
2 uova da galline felici
70 g di miele millefiori
50 g di olio di semi di girasole
150 g circa di carote (a occhio, sono tre carote medie)
1 bustina di lievito per dolci o cremor tartaro attivato con bicarbonato
Procedimento
Frulliamo il miele con le uova, non appena saranno spumose, aggiungiamo le carote crude a tocchetti e ricominciamo a frullare
Mettiamo nel boccale del frullatore olio, farina e lievito e frulliamo ancora
Versiamo la crema ottenuta in uno stampo da 24 cm e inforniamo a 170° con il forno ventilato per 30 minuti (vale la prova
stecchino perché ogni forno è diverso. Lasciamo raffreddare fino al mattino dopo
Io ho pensato di guarnirla con una crema 100% mandorla e cocco, che è naturalmente dolce e una spolverata di polline, anch’esso naturalmente dolce e fonte di minerali preziosi.
Fatemi sapere se provate a prepararla!
Ormai che ho un debole per i prodotti di Elena (https://www.chokkino.com) lo sapete.
Qualche giorno fa mi ha mandato un altro pacco delle meraviglie, con Magic Powder, il nuovissimo prodotto e le Cruhcy Cao al caramello salato.
Mi sono immediatamente messa a pensare a una ricetta, contate che la Magic Powder è veramente magica, perchè si consuma calda, a temperatura ambiente, fredda di frigo o congelata in freezer.
Qui da me fa un caldo terribile, non so da voi, perché l’idea che mi è venuta è stata un biscotto-gelato senza glutine, senza latticini e col benefit del collagene contenuto nella Magic Powder. C’è un altro benefit legato al caldo: il cacao di chokkino contiene una buona quota di magnesio e di potassio, perciò il mio biscotto gelato è proprio adatto a queste giornate.
Ingredienti (per un biscotto gelato)
4 cucchiai di farina di mandorle
3 misurini di Magic Powder
2 cucchiai di Crunchy Cao
1 cucchiaio di crema spalmabili 100% mandorle e cocco bio
Procedimento
Prepariamo i biscotti.
Frulliamo la farina di mandorle e la crema spalmabile, poi, in una ciotolina, aggiungiamo le pepite di Crunchy Cao e mescoliamo bene con le mani.
Prendiamo un coppapasta o una formina tonda grande da biscotti e ci mettiamo il composto, schiacciandolo bene con le mani, otterremo due biscottoni che metteremo in frigo .
Ricostituiamo la Magic Powder con acqua seguendo le istruzioni sulla confezione. Io ho sia il barattolo per misurare l’acqua che il montalatte di Chokkino, potete usare un qualsiasi misurino a acqua e una forchetta o una piccola frusta.
Prendiamo uno stampino per crostatina monoporzione, ci mettiamo un foglio di pellicola per alimenti, versiamo la Magic Powder ricostituita in acqua, copriamo e mettiamo in freezer per almeno 4 ore
Quando è passato abbastanza tempo, tiriamo fuori dal frigo i biscottoni e dal freezer la nostra Magic Powder e componiamo il nostro biscotto gelato a strati: un biscottone, la Magic Powder e l’altro biscottone.
E adesso possiamo mangiarlo con tanta gioia, oppure rimetterlo in freezer per più tardi! Io l’ho mangiato subito perchè ero super curiosa di sapere se avevo avuto una buona idea e…mi è piaciuto un sacco!!
Ho preparato la classica crema casalinga ma con ingredienti narturalmente senza glutine e senza lattosio.
Crema senza glutine e senza lattosio
Ingredienti
(per 4 vasetti da 125 ml)
500 ml di latte di mandorla non zuccherato
2 uova da galline razzolanti
2 cucchiai di farina di riso impalpabile
2 cucchiai di zucchero di cocco
Procedimento
Prendere le uova e sbatterle bene con una frusta a mano (o con una forchetta) in un pentolino abbastanza capiente, nel quale poi cucineremo la crema.
Aggiungere la farina di riso impalpabile piano piano, mezzo cucchiaio alla volta, e mescolare sempre, in modo che non si formino grumi.
Intanto scaldare il latte con lo zucchero sul fuoco o nel microonde, ma senza farlo bollire, deve solamente intiepidirsi.
Versare il latte a filo sul composto di uova e farina, sempre continuando a mescolare bene con la frusta, incorporandolo piano piano, sempre senza formare grumi.
Mettere tutto sul fornello a fuoco basso e continuare a mescolare, dopo circa 5 minuti dovrebbe iniziare a rapprendersi e fare le bolle. Da quel momento, contate circa 3 minuti sul fuoco – sempre mescolando! – e poi spegnete.
Distribuite nelle coppette o nei vasetti e lasciate raffreddare prima di metterli in frigo per almeno 3 ore.
Io l’ho servita con delle fragole di stagione semplicemente tagliate a pezzetti!