“Breve storia di chiunque sia mai vissuto. Il racconto dei nostri geni”
Adam Rutherford
Bollati Boringhieri Editore 2017 cartaceo, ebook.
Adam Rutherford è un divulgatore scientifico che viene dalla genetica, in questo bellissimo libro racconta le ultime scoperte in campo genomico sull’uomo.
A partire dal progetto Human Genome fino agli ultimi studi di genomica umana, Rutherfod ci porta in un viaggio lungo quanto quello dell’umanità.
Passa in rassegna varie tappe della storia della Biologia dell’Uomo, raccontandoci di personaggi famosi, degli sviluppi della genomica.
La storia evolutiva dell’uomo è infatti ancora non del tutto conosciuta e qualsiasi nuovo reperto che contenga DNA estraibile e replicabile, insieme a tutte le nuove tecniche di indagine sui geni, aiuta i ricercatori a saperne di più.
Per me è stato un ritorno a casa, a quando mi occupavo di Biologia dell’Uomo, quando le prime tecniche avanzate di genomica si stavano applicando ai nostri predecessori, ricordo ancora quando vidi in anteprima, in un’atmosfera da riunione carbonara, custodito gelosamente in una valigetta piena di imbottitura, il frammento di mignolo di quello che sarebbe poi stato classificato come Homo denisoviano.
Da allora la genomica ha fatto tantissima strada, sia per quanto riguarda le tecniche, sia per quanto riguarda l’interpretazione dei risultati.
Qualcosa, però non è cambiato, anzi, non cambia dal 1972, quando Lewontin pubblicò il suo fondamentale paper sulla ripartizione delle proteine nei gruppi sanguigni in varie popolazioni, dimostrando che la variabilità genetica (le differenze genetiche) è più alta all’interno di una popolazione che tra due popolazioni differenti: siamo tutti appartenenti a un’unica specie, le razze umane non esistono.
La seconda cosa che tutti i test genetici fatti negli anni, con qualsiasi tecnica, vecchia o nuovissima, continuano a dimostrare è che la nostra incredibile e affascinante storia è iniziata in Africa.
Lo consiglio a tutti: colleghi, studenti e anche a chiunque voglia capirne un po’di più su noi stessi.
Vi lascio con l’incipit del libro.
“Questa storia parla di voi. È il racconto di chi siete e di come siete venuti al mondo. È la vostra storia individuale, perché il viaggio della vita che fa tappa presso la vostra esistenza è unico, come lo è per ogni persona che ha respirato su questa Terra. Ed è anche la nostra storia collettiva, poiché, in quanto rappresentanti dell’intera specie umana, ognuno di noi è allo stesso tempo ordinario ed eccezionale. Malgrado le differenze, la cosa singolare è che tutti gli esseri umani sono tra loro parenti stretti e il nostro albero genealogico è un albero cimato, intricato, che a un albero assomiglia poco e niente. Ma noi siamo il suo futuro.”
“Il mito della dieta – la vera scienza dietro a ciò che mangiamo”
Tim Spector
Bollati Boringhieri Editore 2015 cartaceo, ebook.
Tim Spector è il fondatore del Registro dei Gemelli inglese, professore di Epidemiologia a Londra, capo sperimentatore del British Gut project. Dopo un malore in alta quota, scoprì di avere problemi di pressione alta, nonostante fosse in forma e conducesse una vita attiva.
Grazie a questo episodio, decise di mettersi a dieta, ma, da bravo scienziato,si rese presto conto che quello della nutrizione era un campo pieno di contraddizioni, informazioni date per vere senza essere dimostrate, nuovi dati poco considerati e iniziò così a volerne sapere di più sul suo ruolo nella salute dell’uomo.
Il libro, i cui capitoli seguono i nutrienti riportati nelle etichette alimentari, ci porta tra studi scientifici, vecchie idee dietologiche e nuovi scenari.
L’incontro dell’Autore con il grande universo del microbioma ha fatto sì che nascesse il British Gut, il grande registro inglese sui microbiomi intestinale, orale, cutaneo. Potendo accedere anche al Registro Gemelli UK, del quale è responsabile, ha egli stesso testato alcune ipotesi sulla centralità del microbioma umano nelle differenze metaboliche e fisiologiche degli esseri umani
Anche Spector, infatti, riconosce a questo enorme e complesso ecosistema che ci portiamo in giro e senza il quale non saremmo ciò che siamo, un’importanza essenziale per la vita dell’Uomo, in salute e in malattia, in obesità e in magrezza.
Il libro è molto interessante e ben scritto, ogni passaggio è ben documentato da dati scientifici solidi. Non lo consiglierei a tutti vista la complessità, ma credo che sia di profonda utilità per i miei colleghi e per gli studenti che si stanno preparando a diventare professionisti della nutrizione.
Sapete ormai tutti che mi occupo di nutrizione funzionale e utilizzo alcuni protocolli di nutrizione antinfiammatoria in caso di malattie autoimmuni. In studio ricevo diverse persone affette da problematiche autoimmuni alla tiroide, al tessuto connettivo, fibromialgia, psoriasi, dermatiti atopiche e anche autoimmunità specifiche, cistiti e/o candidosi ricorrenti, nonché problemi femminili di disequilibri ormonali, fertilità, endometriosi, PCOS.
Per tutte queste persone, un tipo di alimentazione, la cosiddetta “evolutiva”, ma io preferisco chiamarla “antinfiammatoria”, può essere di grande aiuto. Oramai esistono diversi ricettari per potersi cucinare pasti in linea con i dettami funzionali di questo approccio nutrizionale, che utilizza farine inusuali ed esclude, tra le altre cose, glutine e latticini. Mancava in Italia uno shop al quale potersi riferire con tranquillità.cross-food
Cross Food è una realtà tutta italiana, fondata da due persone che ho il privilegio di conoscere dal vivo, Giordana e Dario, che sviluppa e commercializza dolci e snack in linea con l’approccio antinfiammatorio/evolutivo.
Sul sito https://cross-food.it trovate prodotti quali farine, spezie, dolcetti e snack tutti ottenuti senza conservanti e senza stravolgere le materie prime. Tutti i loro prodotti sono privi di glutine, lattosio, zucchero raffinato, lieviti, cereali, mais e grassi trans, e ricchi di fibre e vitamine essenziali. Ogni alimento e ogni cibo venduto ha una valenza funzionale, che sia per il cioccolato, che sia per i vegetali utilizzati come materia prima.
L’idea nasce dai problemi di salute di Giordana, vi lascio questa informazione, perché il fatto che lei per prima segua il tipo di alimentazione che promuove tramite la sua azienda è un ulteriore indice di attenzione.
Chi soffre di malattie autoimmuni sa che non c’è una pausa dalla convivenza con esse, quindi si potrebbe pensare che per stare bene sia necessario mortificarsi a tavola. Non è così e i prodotti Cross Food ne sono una prova.
Trovate Cross Food su Facebook, Instagram e sul loro sito
Il Banana-bread è un dolce tipo plum cake di origine americana, facile da preparare e molto utile per recuperare le banane troppo mature. A seconda di cosa altro avete disponibile in dispensa e che sta per scadere, vi consiglio di arricchirlo con cioccolato fondente o frutta secca.
Questa versione è senza glutine e senza derivati del latte, adatta a celiaci, intolleranti al lattosio, a chi segue un’alimentazione di tipo antinfiammatorio.
Ingredienti
(6-8 porzioni)
120 g di farina di mandorle
4 cucchiai di cocco rapè
2 banane e 1/2
3 uova da galline free range
1 cucchiaino di miele
1 cucchiaino di bicarbonato
una manciata di uvetta o 2 datteri o 2 albicocche secche (a seconda dei gusti)
1 pizzico di sale
1/2 banana per guarnire
circa 40 g di cioccolato fondente
Procedimento
Mescolare la farina di mandorle, con il cocco rapè, il bicarbonato, il sale e il cioccolato tritato grossolanamente al coltello.
In un robot o nel bicchiere del frullatore mettere le uova, il miele, le banane e la frutta disidratata se si gradisce usarla. Frullare alla massima potenza per un paio di minuti, o comunque fino a quando il composto diventa omogeneo.
Aggiungere gli ingredienti umidi a quelli secchi e mescolare con delicatezza.
Ungere uno stampo da plumcake con olio di cocco o olio extravergine di oliva dal sapore delicato e cospargere di cacao in polvere o farina di mandorle, versare il composto.
Cuocere per 45-50 minuti a 180º nel forno statico.
“Einstein al suo cuoco la raccontava così”
Robert L. Wolke
Universale Economica Feltrinelli 2010 cartaceo
Robert Wolfe è professore emerito di chimica alla University of Pittsburgh, teneva una rubrica su chimica, cibo e cucina sul Washington Post ed è conosciuto fuori dagli USA principalmente per i suoi libri di divulgazione scientifica.
“Einstein a suo cuoco la raccontava così” è una raccolta di domande che il professor Wolke ha ricevuto al Washington Post dai lettori della sua rubrica Food 101 e delle risposte che aveva dato.
Scopriamo quindi tante curiosità relative alla chimica degli alimenti, a quella delle tecniche di cucina e alla chimica-fisica della cottura, spiegate in modo comprensibile a tutti e organizzate per macro argomenti. Il libro contiene inoltre un discreto numero di ricette, ideate dalla moglie dell’autore, cuoca professionista.
Lo stile di Wolke è brillante, a volte tagliente, come spesso accade con i divulgatori scientifici made in USA. Le sue risposte sono sempre esaurienti e molto chiare, il livello delle domande e delle risposte è quello dell’uomo della strada. Ed è il punto di forza del libro, a mio parere.
Consiglio il libro ai lettori più curiosi e ai miei colleghi che si vogliano avvicinare alla chimica-fisica dei fornelli e alle tecniche di cucina.
Per gli appassionati di questi argomenti con conoscenze più avanzate può essere una piacevole lettura disimpegnata da avere in biblioteca, che non accrescerà il vostro sapere in questi ambiti.
Ecco la ricetta di un dolcetto veramente versatile, tanto che ve la lascio in tre versioni.
Ingredienti
(Per una porzione)
1/2 avocado maturo
1 cucchiaino di cacao raw bio fondente (o di cacao fondente in polvere di ottima qualità)
2-3 mandorle
Versione Paleo:
1/2 cucchiaino di miele di acacia o castagno bio
Versione Keto:
Qualche goccia di dolcificante consentito
Versione Vegana:
Qualche goccia di stevia o di sciroppo di agave bio
Procedimento
Frullate benissimo tutti gli ingredienti. Viene meglio con un frullatore a boccale che con il frullatore a immersione). Tostate le mandorle in una piccola padella antiaderente e poi tagliatele grossolanamente col coltello.
Disponete la mousse in una coppetta, guarnite con le mandorle gustate!
Su Facebook uno dei lettori aveva commentato un mio articolo precedente a questo e mi aveva chiesto spiegazioni sulla possibile differenza tra saccarosio e fruttosio per il Football Americano, colsi l’occasione al volo per un nuovo pezzo.
Ogni Maledetta Luganega: Con un poco di zucchero…
Il 26 ottobre 2015, la IARC rilasciava un comunicato stampa in merito ai risultati delle analisi dati su carni rosse e processate e possibili rischi di sviluppare tumori. La stampa non di settore aveva rimbalzato la notizia con titoli allarmisti che avevano spaventato molti.
Me ne ero occupata su richiesta di alcuni lettori.
Ogni Maledetta Luganega: Parliamo di sport e carne rossa
Gli arbitri,
figura fondamentale per ogni sport, spesso criticati, quasi sempre poco considerati dal punto di vista atletico e nutrizionale. Gli arbitri del Football Americano vestono una casacca a righe bianca e nera, per questo motivo sono soprannominati Zebre (Zebras in inglese)
Era pervenuta una domanda per me: come possiamo mangiare noi arbitri il giorno delle partite?
Qui la mia risposta di allora
Ogni Maledetta Luganega: Go Zebras!
Per la quarta uscita di Ogni Maledetta Luganega, nel 2015, avevo parlato di metabolismi muscolari e di come ogni ruolo fosse così diverso da avere coinvolgimenti metabolici propri. Per concludere, avevo dato qualche suggerimento per come affrontare il giorno della partita in termini di nutrizione e di idratazione.
Buona lettura
Ogni Maledetta Luganega: It’s GameDay!