“A cena con Darwin”
Jonathan Silverton
Bollati Boringhieri 2017. Cartaceo ed Ebook
Jonathan Silverton è professiore di Ecologia Evoluzionistica a Edimburgo, il suo campo principale è l’evoluzione delle piante.
L’evoluzione delle piante, soprattutto quelle da mangiare, è strettamente legata alla nostra. Anche quella degli animali lo è, anche se il primo animale che abbiamo domesticato adesso è il nostro compagno per eccellenza, il cane, e nella maggior parte delle società contemporanee, non lo si mangia.
Abbiamo iniziato a domesticare il fuoco prima di 1 milione di anni fa, e la domesticazione delle piante ha segnato la svolta da un regime di sussistenza come cacciatori-raccoglitori nomadi a quello di agricoltori stanziali.
Un passaggio chiave della nostra storia, che ha cambiato tante cose per quanto riguarda le nostre società e come siamo arrivati fino a ora, senza che ci sia stato un passaggio evolutivo nel mezzo. Homo sapiens ha domesticato le piante nell’Asia Minore 10000 anni fa, Homo sapiens popola l’intero pianeta ora.
Non tutte le piante che abbiamo domesticato hanno lo scopo di nutrirci, pensiamo al cotone, del quale utilizziamo le fibre, però le piante a scopo alimentare hanno segnato il passo della grande conquista dell’agricoltura.
Gli animali, invece, li abbiamo scelti perchè ci facessero compagnia, oltre che per mangiarli e utilizzarli come forza lavoro a basso prezzo.
In questo libro, molto scorrevole, si ripercorrono brevemente le tappe evolutive del nostro genere (Homo), per poi passare a un’interessante analisi di come i gusti e i sapori in cucina abbiano determinato cosa mangiamo tutt’ora.
L’evoluzione dei viventi che ancora mangiamo va di pari passo con la nostra evoluzione culturale e sociale.
Il taglio del libro è sicuramente divulgativo, non stanca e rende il racconto è facilmente comprensibile, senza mai scadere nella semplificazione spicciola.
Lo consiglio a chi vuole capire meglio come nella propria dispensa ci sia un vero e proprio patrimonio evolutivo e a tutti i miei colleghi, perché possano scegliere in modo più consapevole alcuni protocolli nutrizionali.
I pancakes sono un’ottimo sistema per fare una colazione dolce, ma inserendo tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno. LA colazione “all’italiana” con latte e biscotti o fette e marmellata, oppure al bar con cappuccino e cornetto, è molto sbilanciata verso gli zuccheri.
A inizio giornata abbiamo bisogno, come in ogni pasto che consumeremo poi, di introdurre tutti i macronutrienti: proteine, grassi, zuccheri, in un buon equilibrio tra loro.
Adoro la colazione salata, che tra le altre cose è il modo migliore per fare una colazione con anche il giusto apporto di proteine e grassi, ma mi capita di avere voglia di farla dolce. I pancakes sono un piatto della tradizione statunitense che prevedono l’utilizzo di farina, uova e un liquido (latte, bevande vegetali, acqua) fino a formare una pastella, che, cotta in padella, diventerà delle frittelle. Negli USA sono tradizionalmente consumati con sciroppo d’acero, che aggiunge troppi zuccheri raffinati al pasto. Non li dolcifico mai, utilizzo o farine naturalmente dolci (tipo quella di castagne), oppure la frutta come guarnizione o nell’impasto, in modo che il fruttosio che essa contiene, addolcisca tutto senza necessità di aggiungere altro.
Quando ho poco tempo, invece che tante piccole frittelle, ne cucino una sola grande, versando tutta la pastella insieme in padella.
Ecco la ricetta del mio:
Pancake gigante con farina di farro, pere e cioccolato
Ingredienti (per 2 porzioni)
80 g di farina di farro semi integrale
2 uova da galline razzolanti
1/2 bicchiere di latte vaccino o bevanda vegetale o acqua (quantità a occhio)
1 punta di un cucchiaino di bicarbonato
1 pera Williams
40 g di cioccolato fondente al 90%
burro chiarificato qb per cucinare
Mescolare bene le uova e la farina, eliminando tutti i grumi, aggiungere a occhio il liquido, fino a ottenere una pastella cremosa, ma non troppo liquida.
Aggiungere il bicarbonato e il cioccolato a scaglie.
Intanto tagliare a pezzetti la pera, scaldare una padellina antiaderente con un po’ di burro chiarificato.
Non appena la padella sarà ben calda, aggiungere i pezzetti di pera alla pastella, mescolare e iniziare a cucinare i pancakes, ponendo in padella due cucchiai di composto alla volta. Se siete di fretta, potete cucinare tutto il composto in una volta sola, otterrete, come me, un solo pancake gigante.
Consumare con qualche pezzetto di pera e una grattugiata di cioccolato fondente.
Buona colazione!
“La più grande meraviglia sei tu”
David Bueno – Salvador Macip – Eduard Martorell
Salani Editore 2014. Cartaceo
Una quattordicenne ricoverata in terapia intensiva per una grave crisi causata dalla malattia autoimmune di cui soffre.
Non si sa se supererà la notte, la sua situazione è veramente critica, ma una speranza c’è ed è tutta nelle sue mani, se lotterà potrebbe salvarsi, se sceglierà di non combattere, morirà.
Lara, questo il nome della ragazza, non sente di avere le forze per lottare contro la malattia questa notte, anzi, sente di non farcela più a combattere ogni giorno con la possibilità di avere un’altra ricaduta, di non poter pianificare di andare a un concerto con il suo primo ragazzo, di vedere le espressioni tristi e preoccupate dei suoi familiari.
Mentre è assorta in questi pensieri cupi, la Dottoressa Carme, di guardia quella notte, le fa visita in stanza e le due iniziano a parlare.
Questo il pretesto che i tre autori del libro – due biologi, un medico – sfruttano per raccontare la meraviglia della Biologia agli adolescenti.
Si parte dal Big Bang, dagli organismi unicellulari, dal ruolo dell’ossigeno, dalle macromolecole che costituiscono i viventi, per arrivare a concetti come l’invecchiamento, la medicina rigenerativa, la coscienza, la bioetica, il rapporto con la malattia, la morte e la Vita.
I mille dubbi di un’adolescente sul senso della propria esistenza, della sofferenza, dei legami affettivi, vengono trattati alla luce della Biologia, delle magnifiche interconnessioni che gli esseri viventi, tutti, hanno tra loro.
La più grande meraviglia è la Vita.
È sicuramente adatto a ragazzi che amano leggere, ha la struttura di un libro per adulti, il linguaggio è indicato per loro, senza banalizzazioni o semplificazioni che sminuirebbero i temi trattati, con grande competenza e delicatezza.
Lo consiglio anche ai genitori di ragazzi dai 14 anni in poi, può essere un regalo interessante da leggere insieme.
Indicatissimo per i miei colleghi, tutti coloro che siano appassionati della nostra disciplina, e a quelli che, come me, hanno impegni didattici verso “laici” della nostra materia, da dopo le scuole superiori all’età adulta, come materiale dal quale attingere per qualche argomento più ostico da trasmettere.
In studio insisto sempre con i miei pazienti sull’importanza di pianificare in anticipo i pasti, almeno della settimana.
In questo modo non si rischia di tornare a casa stanchi dalla giornata, trovarsi impreparati e magari ricorrere al take away per troppe volte, mangiare patatine e crackers, oppure solo frutta.
Pianificare i pasti della settimana successiva richiede al massimo 20 minuti, anche se agli inizi serve più tempo, come per tutte le cose nuove. Io lo faccio da anni e oramai in 10 minuti il venerdì o la domenica ho organizzato tutti i pasti della settimana a venire.
Mi è molto utile anche per organizzare le “sessioni in cucina”: se torno tardi il lunedì e il martedì, non sceglierò di mangiare riso il mercoledì, perché so che non posso cucinare, magari inserisco del pane. Oppure, se decido per il riso il venerdì, è perché so che il mercoledì o il giovedì posso cucinarlo (in frigo si conserva per 2-3 giorni senza problemi).
Avere un plan dei pasti è utilissimo anche per non sprecare: sappiamo che 1/3 dello spreco alimentare nel mondo avviene nei nostri frigoriferi e nelle nostre dispense, sapere cosa si mangerà la settimana prossima ci consente di fare una spesa mirata, compreremo solo quello di cui avermi bisogno.
Una lista della spesa ragionata minimizza anche il rischio di comprare piu del necessario, magari trovandoci in casa quei golosi biscotti ai quali non sappiamo dire di no.
Ho deciso, quindi, di lasciarvi due strumenti, uno per il plan settimanale dei pasti e uno per una lista della spesa organizzata, cliccate sui due link qui sotto per scaricarli e salvarli sul vostro computer!
Plansettimanalepasti
Listadellaspesa
Visto che io faccio la spesa in posti diversi e mi capita di non riuscire a fare tutti i giri lo stesso giorno, nella lista della spesa, per ogni categoria trovate anche una riga in cui scrivere dove comprerete quelle cose e in quale giorno.
Stampate i pdf, provate a usarli e fatemi sapere se vi sono utili! potete scrivermi un commento sotto al post in cui parlo di questi due pdf sul mio profilo Instagram: @GallettiNutrizionista, oppure sulla pagina Facebook, che ha lo stesso ID: @GallettiNutrizionista. E, se ne avete voglia, potete iniziare a seguirmi sui social!
Aspetto i vostri pareri!
Le cipolle sono un ortaggio ricco di sali minerali e vitamine utili per la nostra salute.
Sono prive di grassi, hanno poche proteine poco biodisponibili, fibra e molte poche calorie.
i loro principali elementi nutritivi sono la vitamina C e vitamine del gruppo B, potassio, fosforo, calcio e manganese. Le foglie contengono più vitamina A e C del bulbo e sono molto ricche di vitamina K.
Però, non mangiamo le foglie della cipolla, al massimo quelle dei cipollotti ed è un vero peccato, in termini nutrizionali e anche per quello che riguarda lo spreco di cibo, che sapete essere un argomento che mi sta molto a cuore.
Ho trovato un bel mazzo di cipolla di Tropea IGP, con anche tutte le foglie e l’ho comprato, chiedendo di non tagliare via le foglie per buttarle. Le ho usate per uno sformatino facile, che può costituire un secondo piatto o un antipas
Ho essiccato quelle avanzate per poi usarle per il mio solito brodo granulare vegetale.
Sformato di foglie di cipolla Rossa di Tropea IGP.
Ingredienti
foglie di cipolla Rossa di Tropea IGP a piacere
4 uova da galline razzolanti
4 cucchiai di pane grattato (o di farina di mandorle)
4 cucchiai di parmigiano reggiano
1 bicchiere di latte (o bevanda vegetale di mandorle senza zucchero)
1 pizzico di sale di Cervia aromatizzato alle erbe
Procedimento
Lavare le foglie delle cipolle e affettarle finemente
Montare bene le uova insieme al pane grattato, al parmigiano e al latte con una frusta a mano, aggiungere il sale.
Disporre i pezzetti delle foglie di cipolla in una pirofila unta con un filo di olio extravergine di oliva e spolverizzata di pane grattato. Aggiungere il composto delle uova.
Cuocere in forno a 180 º per circa 30 minuti.
È buono sia caldo che freddo.
Oggi ho incontrato due persone molto refrattarie al cambiamento. In altre parole, due persone molto attaccate alla loro “comfort zone”, cioè quell’area mentale di conforto, che conoscono bene.
Sono due persone che, però, non vivono bene, hanno tanti problemi di salute mille guai che sembrano concatenarsi uno con l’altro.
Ripensando a questi due incontri mi è venuta in mente questa riflessione.
Nei corsi di management aziendali, prima o poi viene fatta una domanda:
“Come si mangia un elefante?”
Ecco, non so se avete mai visto un elefante dal vivo, è tanto più grande e imponente di quanto nessun documentario possa rendere. In più, se c’è un mammifero che non ci ispira proprio l’idea di farne bistecche è l’elefante.
Quindi? Come si mangia un elefante?
Non si mangia? Si fa arrosto? Sarà buono lo spezzatino di elefante? Meglio le polpette?
La risposta c’è ed è:
“Tagliandolo a fette”.
Questa domanda classica dei corsi di management serve per far capire ai manager che ogni problema va scomposto in pezzi più piccoli per poter essere affrontato.
Lo stesso metodo serve per affrontare il cambiamento.
Quando arrivate nello studio di un nutrizionista, ci arrivate per un problema di salute – anche sovrappeso e obesità (per chi cerca solo un dimagrimento) sono problemi di salute.
I problemi di salute non nascono dal giorno alla notte, ma iniziano spesso senza essere visibili, crescono, esplodono, arrivano a cronicizzarsi.
Le abitudini possono far nascere un problema di salute e/o possono aggravarlo, così come possono controllarlo e/o risolverlo.
Insieme al vostro nutrizionista dovete cercare come scardinare il circolo vizioso che ha creato o tiene in vita il problema che vi ha portato nel suo studio.
Il nutrizionista è lì per darvi degli strumenti e per fare un po’ di strada insieme a voi, per aiutarvi a creare abitudini che prima spezzeranno il circolo vizioso, poi ne instaureranno uno virtuoso.
Ma l’elefante dovete mangiarlo da soli, una volta usciti da quello studio, a casa, al ristorante, alle feste.
Il percorso col vostro nutrizionista sarà più o meno lungo a seconda delle vostre necessità e dipende anche da cosa volete ottenere.
Ma è una fetta dell’elefante, non l’animale intero.
Iniziate a farvi i complimenti per avere tagliato la prima fetta del vostro elefante decidendo di andare da un nutrizionista ed essendovi presentati all’appuntamento.
Ora quello che dovete fare è continuare ogni giorno ad affettare quel mastodonte, senza colpevolizzarvi se capitano scivoloni e senza usare gli scivoloni come scuse mentali per aggrapparvi alla vostra comfort zone e tornarci dentro con tutti e due piedi.
Quante volte vi sento dire in studio che per uno sgarro avete mandato a monte il percorso di settimane o di mesi perché avete poi ricominciato a mangiare come prima? È come iniziare a tagliare a fette l’elefante per poi scappare e lasciare che a lui ricresca tutta la parte che eravamo riusciti a mangiare, significa poi trovarsi con un elefante ancora più grosso da affettare.
E allora su, rimbocchiamoci le maniche, facciamo un bel respiro, riempiamo la mente di pensieri belli, prendiamo forchetta e coltello e iniziamo a mangiare l’elefante.
A fette. Senza fretta. Senza sosta
Questa mattina ero di corsa, come spesso capita, quindi con l’impasto dei pancakes, ne ho cucinato uno solo grande invece che tanti piccolini, per tagliare sui tempi.
Per un progetto che sto pianificando, sto usando spesso una farina particolare, quella di chufa, un tubero che in Italia si chiama zigolo dolce, diffuso in Spagna e noto nell’area di Valencia per la bevanda popolare che se ne ricava.
La farina di chufa ha un sapore di nocciole e mandorle e dà ai piatti in cui la si usa una consistenza “rustica”, simile a quella della farina di mandorle non sbucciate. È naturalmente senza glutine e quindi indicata per i celiaci (deve essere presente il simbolo della spiga barrata sulla confezione per evitare rischi di contaminazione) e per chi deve eliminare il glutine dalla propria alimentazione per motivi di salute. Visto il sapore e la consistenza particolari, può essere usata da tutti come alternativa ad altre farine per variare ogni tanto
La ricetta dei Pancakes farina di chufa e cannella
(per 1 persona)
1 uovo da galline razzolanti
3 cucchiai di farina di chufa
latte di mandorla senza zuccheri aggiunti q.b.
1 punta di un cucchiaino di cannella
Mescolare bene la farina di chufa con la cannella e l’uovo, in modo che non si formino grumi. Aggiungere a filo il latte di mandorla finché la pastella non diventa cremosa, ma non troppo liquida.
Cuocere sui due lati in un padellino antiaderente molto caldo unto con burro chiarificato un cucchiaio alla volta.
Fatemi sapere se li preparate e se vi piacciono!
“La Dieta Persona”
Tiziana Stallone
Tre60 2018 cartaceo
Conosco l’autrice e questo rende piu complicata la recensione.
In campo biomedico si usa un termine quando qualcuno guarda i dati senza essere obiettivo: bias. In italiano lo traduciamo con pregiudizio ma non è una traduzione perfetta, perché nella nostra lingua pregiudizio ha un significato solo negativo, bias risponde più alla traduzione dell’etimologia pre-giudizio: avevo un mio parere prima ancora di vedere i fatti e questo ha rovinato la mia obiettività. Poteva anche essere un parere positivo, non solo negativo.
Ecco, su questo libro ho un bias positivo, conosco Tiziana e mi piace molto. E il libro assomiglia tantissimo a lei. Dovevate saperlo prima di leggere cosa ne penso.
Il libro si apre con una corposa parte molto chiara di spiegazioni sul perché non dimagriamo e, soprattutto, sul perché ingrassiamo. Cenni di fisiologia della nutrizione, del metabolismo e del tessuto adiposo, spiegati in modo molto comprensibile senza che sia banalizzato alcun concetto. Il concetto di personalizzazione viene ribadito in continuazione, e concordo totalmente che sia la chiave per aiutare qualsiasi paziente arrivi nei nostri studi.
La seconda parte del libro descrive, anche grazie al pregevole aiuto dello psichiatra Domenico Mazzullo, quattro tipi di mangiatore. Che non vi anticipo, ma vi dico già che mi sono riconosciuta in uno anche senza essere sovrappeso.
Per ogni tipo di mangiatore abbiamo una bella introduzione, per capirlo o capirci e un’idea di dieta, uno schema ben personalizzabile per ciascuno.
Lo consiglio a tutti i colleghi: i giovani, perché possano subito capire che i quello che le università insegnano non sempre si ritrova nella pratica di ogni giorno; i più esperti che magari oramai, annoiati da anni di esercizio della professione si sentono senza stimoli; gli innamorati del nostro lavoro, ma anche i delusi e arrabbiati, c’è molto amore per ciò che studiamo e facciamo e per i pazienti in queste pagine.
Lo consiglio ai pazienti, perché possano magari capirne di più sulle basi di quello che succede quando mangiamo.
In questo periodo in cui di nutrizione parla chiunque dicendo qualsiasi cosa e con qualunque mezzo di divulgazione, credo che nozioni vere, spiegate bene, ma alla portata di tutti, siano una ventata di chiarezza.
A tutti lo consiglio sperando che si riconoscano nei tipi descritti – o in mescolanze di questi tipi. Se vi capita, mi fate sapere che tipo di mangiatore siete?
Finalmente ho qualche minuto per postare la ricetta della torta con i fichi che ho preparato una decina di giorni fa. Sono ancora in tempo perché la proviate con gli ultimi fichi di stagione.
Ho usato dei fichi 100% selvatici, quindi biologici in senso stretto: li colgo da alberi che crescono spontaneamente in campagna quando vado a camminare col cane.
Ho preparato questa torta naturalmente senza glutine e adatta a un’alimentazione “paleo” una domenica mattina. È molto indicata per la merenda dei bambini o per finire in dolcezza un pasto del giorno di festa. Si prepara in pochi minuti e sta in forno una mezz’ora, non ci sono scuse, quindi, per non sfruttarla come alternativa alle merendine!
Ingredienti
300 g di fichi
100 g di farina di riso
100 g di farina di mandorle
50 g di tapioca
2 uova da galline felici
100 g di burro chiarificato
2 cucchiai di miele (millefiori o acacia, un miele dolce)
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di bicarbonato
il succo di 1/2 limone
la scorza di 1/2 limone
Facoltativi
1 cucchiaino di zucchero di cocco
1 cucchiaio di mandorle tritate grossolanamente
Procedimento
Lavate bene i fichi e affettateli a rondelle. Mescolate le farine con la tapioca, il pizzico di sale, la scorza di limone e il bicarbonato.
Montate benissimo le uova insieme al burro, che devono essere entrambi a temperatura ambiente. Aggiungete il miele e ilMescolate il composto di uova e burro con gli ingredienti secchi e mettete il tutto in uno stampo da 22 centimetri. Ricoprite la torta con le rondelle di fichi succo di limone.
Se lo gradite, potete cospargere la superficie della torta con un cucchiaino di zucchero di cocco e un cucchiaio di mandorle tritate grossolanamente (io l’ho fatto).
Infornate a 180º per circa 30 minuti, fate sempre la prova dello stecchino prima di sfornare.
Aspettate che la torta si raffreddi e servitela.
Fatemi sapere se vi è piaciuta!
“Dottoressa, come si fa a non ingrassare in ferie?”
“Divorate libri e non cibo”
Recensione a reti unificate insieme agli amici di Libri a Km0 de “Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute” – Piero Angela.
Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute