Spreco alimentare
Immagine con i dati del WWF del 5 febbraio 2023 sullo spreco alimentare domestico.
Lo spreco alimentare è la quantità di prodotto commestibile che viene buttato invece che consumato.
Avviene a tutti i livelli della catena agroalimentare, non solo a casa.
I dati del WWF pubblicati in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco ali
mentare, il 5 febbraio, non sono confortanti.
Buttiamo circa 27 kg di cibo commestibile all’anno per ogni italiano.
Sprecare cibo ha un grosso impatto sul portafogli, ma soprattutto sul pianeta e su chi, ancora nel 2023, non ha abbastanza da mangiare.
Sostenibilità ambientale e spreco alimentare
Il grande tema della sostenibilità passa anche dalle corrette abitudini di ciascuno di noi, tra cui quella di ridurre al minimo lo spreco di cibo.
In questi giorni terribili per la mia terra, l’Emilia Romagna funestata dalle alluvioni, finalmente dedico di pubblicare l’infografica con 10 piccoli consigli per aiutarti a ridurre lo spreco di cibo a casa.
Risparmiare acqua
Le piogge di queste settimane sono un sintomo del cambiamento climatico, che non sta arrivando, è già qui da tempo e, se vogliamo salvare noi e le future generazioni, avremmo dovuto iniziare a darci da fare anni fa.
Ma non è mai tardi per iniziare.
Può sembrare un controsenso, ma anche il risparmio di acqua a casa fa parte delle azioni che abbiamo l’obbligo morale di fare. Perché siccità e alluvioni sono la faccia della stessa medaglia: è il nostro pianeta che ci dice che non ce la fa più a sostenerci.
Trovi qui la mia infografica con qualche consiglio per gestire al meglio l’acqua tutti i giorni a casa.
Lo spreco alimentare è strettamente legato anche allo spreco di acqua, perché sia in produzione che a casa, ogni volta che del cibo è buttato quando è ancora commestibile, si butta anche acqua.
È tardi, ma qualcosa si può ancora fare, scegli da che parte stare e inizia anche tu a non sprecare cibo e acqua.
L’infografica che ho preparato per te
Qui trovi l’infografica che ho preparato per te con i miei 10 consigli per non sprecare cibo a casa. Sono piccoli suggerimenti, cose da fare tutti i giorni a casa tua, sono gocce nel mare, ma il mare è fatto da tante gocce e dobbiamo impegnarci ogni giorni per il bene di tutti. Impara a ridurre lo spreco alimentare tutti i giorni, la Terra e tutti gli altri esseri umani ti ringrazieranno! E lo farà anche il tuo portafogli!!
In questi giorni in cui la mia terra è funestata dalle alluvioni, provo a dare un piccolo contributo, come posso, con quello che so
L’ho preparata in un formato stampabile, che puoi appendere a casa dove vuoi, oppure tenere salvata sul cellulare per consultarla quando vuoi senza usare carta, fammi sapere se ti è stata utile sui miei social:
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L’acqua è un bene prezioso: senza l’acqua non possiamo vivere.
Risparmiare acqua è importantissimo!
Come è suddivisa l’acqua sul pianeta Terra
Il nostro pianeta è formato per i 2/3 da acqua. Di questi, il 97,5% è costituito da acqua salata e il 2.5% da acqua dolce.
Di tutta l’acqua presente sulla Terra, quella disponibile per noi esseri umani è un piccolissimo 0.1%.
Immagine con barattolo pieno di acqua e le percentuali dell’acqua sulla Terra
La crisi climatica
La crisi climatica, della quale gli scienziati esperti di clima e meteo parlano da decine d’anni, è ancora oggi ignorata e negata da tantissime persone. Persone comuni, politici, decisori e tanti altri continuano a negare il fatto che stiamo vivendo nel problema del clima e la loro posizione antiscientifica non fa che rallentare i possibili provvedimenti a favore un una gestione migliore del nostro unico e solo pianeta da parte nostra.
Certo, in questo momento stiamo anche vivendo una crisi energetica e un aumento pazzesco delle bollette di luce e gas. Quindi, il clima mite di questo autunno che pare sia finalmente arrivato (ma siamo già nella seconda metà di novembre e a mezzogiorno a Bologna c’erano 18°C), ci aiuta per quanto riguarda i consumi e la spesa a fine mese delle bollette.
C’è un però: non piove, da settimane. E da gennaio di questo 2022 è piovuto pochissimo. Senza la pioggia l’agricoltura soffre, i prezzi degli alimentari salgono e rischiamo tutti di avere enormi problemi in un futuro non troppo lontano, di accesso all’acqua per bere e lavarci.
Le stime ufficiali ci dicono che ogni italiano consuma in un anno 150 litri di acqua solamente per bere e lavarsi, bisogna poi aggiungere quella necessaria per produrre il cibo, i vestiti, qualsiasi cosa possediamo.
Senza contare l’acqua che rendiamo inutilizzabile perché la inquiniamo – e anche per questo è necessario correre ai ripari – ognuno di noi può fare piccoli gesti quotidiani per risparmiare sull’acqua.
Qualche giorno fa parlavo con un’amica di questo argomento e lei mi ha detto che abbiamo sempre bisogno di essere rieducati. Che è vero che ci hanno insegnato a scuola da bambini a chiudere il rubinetto quando ci laviamo i denti, ma che abbiamo bisogno di sentire e risentire questi insegnamenti.
La mia infografica per risparmiare acqua
Ho subito pensato di preparare un’infografica con 10 consigli per risparmiare acqua nella vita di tutti i giorni e la trovi in questo Decalogo per risparmiare acqua, perché tutti possiamo e dobbiamo fare la nostra parte!
Immagine con il messaggio che tutti possiamo e dobbiamo fare la nostra parte
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Oggi di parlo di Foodoteka, di quercetina, di capperi e di cucunci.
Foodoteka è un sito si ecommerce che si occupa di Cibo sano e genuino di altissima qualità.
Hanno anche un blog, si chiama Infoteka e nella sezione Alimentazione e Salute puoi trovare i contributi miei, del Professor Enzo Spisni dell’Università di Bologna e della Dottoressa Veronica Imbesi, mia cara collega e amica. Insieme, siamo i componenti dell’FSB, il Foodoteka Scientific Board.
In questo caldo mese di luglio, ho parlato di Quercetina a tavola e del perchè capperi e cucunci sono dei preziosi alleati per la nostra salite.
Nel nostro paese, in particolar modo in Sicilia, la storia dei capperi si perde nella notte dei tempi, tanto che non siamo in grado di stabilire una data per l’incontro tra gli esseri umani e questa pianta così importante per le nostre tradizioni a tavola e per la nostra salute.
A me piacciono molto i capperi e i cucunci (che sono il frutto del cappero) e li vedo come uno dei simboli più importanti della vera alimentazione in stile mediterraneo.
Li consumo molto spesso: i capperi in varie ricette, non solamente come aggiunta saporita all’insalata e i cucunci non solo all’aperitivo. I capperi possono essere inseriti in piatti di carne e di pesce, nei piatti unici con verdure e cereali, sulla pizza, … I cucunci, possono essere una merenda estiva, stanno bene nelle insalate, nei piatti unici, con il pesce. Insomma, sono due ingredienti molto versatili che aggiungeranno gusto e quercetina ai tuoi piatti.
Mi dispiace molto che qui a Bologna non si trovino le foglie della pianta del cappero, che ho mangiato diverse volte in Sicilia, dove si usano appena scottate in piatti principalmente di pesce.
Puoi leggere qui quello che ho scritto e poi fammi sapere cosa ne pensi nei mei canali social:
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Purtroppo nel nostro paese esiste ancora una narrativa non corretta dal punto di vista della salute sul vino.
Il settore enologico è sicuramente una parte importante della nostra economia, sia per quello che riguarda l’indotto interno che quello dell’export.
È buono il vino! Eccome. Sto parlando del vino di qualità, ovviamente.
In una bottiglia di vino troviamo un intero mondo: l’uva, le altre specie vegetali, il suolo, gli insetti, le muffe, le tradizioni, le tecnologie, la cultura, la storia del territorio, le relazioni interpersonali, lo studio, le sperimentazioni, le scelte, le conoscenze di chi lo produce.
Abbiamo la stagionalità, il rispetto della terra, delle piante, la conoscenza della fermentazione, …mille e mille altre cose che ora sicuro dimentico.
Quindi, no, non sono astemia e non ce l’ho col vino, anzi.
Questo articolo si riferisce alla narrativa del vino rispetto alla salute e solo a questo.
Nella nostra cultura il vino è presente da prima di sempre credo, dai tempi degli antichi romani, abbiamo testimonianze nei vasi micenei, cretesi, greci che troviamo nei musei o fotografati nei libri.
In diverse rappresentazioni etrusche troviamo viti, persone con calici, otri, abbiamo vaselame con pampini stilizzati.
I reperti archeologici e storici fanno risalire la storia della vite ai Fenici, che dovrebbero essere stati gli importatori di questa pianta in Sicilia.
Nel secondo dopoguerra, Ancel Keys, un biologo e fisiologo statunitense che si occupava di nutrizione ha effettuato diversi studi, vivendo anche in Italia e possiamo considerarlo il “padre” della dieta mediterranea (ne parliamo in un altro articolo a breve).
Nei suoi studi notò anche come nei paesi del bacino del Mediterraneo il vino rosso fosse sempre presente a tavola. E il vino rosso entrò così nell’immaginario delle cose salutari associate alla “dieta mediterranea”.
Negli anni ’80 del secolo scorso, alcuni ricercatori francesi, per cercare di dare un nome a effetto per un fenomeno che avevano osservato, coniarono la famosa espressione “the French paradox” (il Paradosso Francese).
Il Paradosso Francese sarebbe quel fenomeno per il quale i francesi, seppur con un’alimentazione ricca di grassi animali saturi, presentavano una bassa incidenza di malattia cardiaca coronarica.
Un’osservazione, cioè, che contraddiceva tutta la ricerca nel campo nutrizione-malattie cardiovascolari iniziata poco dopo la II guerra mondiale, più di 30 anni prima.
Davvero, questa cosa contraddiceva tutti i dati raccolti in tutte le altre parti del mondo e agli scienziati i dati che contraddicono tutto il resto piacciono molto, perchè stuzzicano il pensiero.
Bisogna trovare una spiegazione! Agli scienziati piace molto capire e spiegare, quindi ci sono andati a nozze.
L’osservazione successiva fu che i francesi, rispetto alle altre popolazioni studiate, bevevano più vino di tutti, in special modo rosso.
Ed ecco la spiegazione! Il vino rosso contiene sostanze protettive per la salute del cuore e del sistema circolatorio.
Facciamo 2+2: in italia si beve vino rosso dalla notte dei tempi, l’Italia ha un numero di persone con malattie cardiovascolari simili alla Francia.
La somma dà 4: l’abitudine di bere vino rosso degli italiani è positiva per la salute.
E via a supportare studi sulla composizione del vino rosso. Che contiene tante sostanze, tra cui una, oramai super famosa, il resveratrolo.
Ecco com’è iniziata questa narrativa, che continua perché il vino è buono ed è importante per la nostra economia.
La teoria del French Paradox è stata confutata:
al tempo della raccolta dei primi dati i francesi mangiavano in realtà in modo molto più salutare delle popolazioni con cui erano stati confrontati
il vino rosso non ha alcuna azione protettiva sulla nostra salute
Il resveratrolo, la super star di questa narrazione, ha, in letteratura, dati contrastanti sulla propria efficacia se assunto come integratore (attenzione al dosaggio, senti il parere di un professionista della nutrizione e non fare il fai da te).
Il gruppo di molecole al quale il resveratrolo appartiene – i polifenoli – hanno, invece, dimostrato negli anni, di essere efficaci in prevenzione, sopratutto se assunti con il cibo.
Il vino, chimicamente, è una soluzione di diversi composti, in alcool etilico.
L’alcool etilico è il solo composto della famiglia chimica degli alcooli che possiamo metabolizzare senza morirne.
L’alcool etilico, come tutti gli alcooli, ha proprietà microbicide (cosa stiamo usando da due anni per disinfettare? Alcool diluito), quindi è dannoso per tutti i nostri microbioti: intestinale, cutaneo, polmonare, vaginale, oculare, …per tutti.
L’alcool etilico non ci fa bene, non ne esiste una quantità minima raccomandata, va consumato raramente, meglio ancora non consumato, soprattutto se in presenza di malattie importanti.
Quindi, godiamoci il nostro bicchiere di vino quando siamo con gli amici (uno, non mezza bottiglia), non consumiamolo tutti i giorni e, soprattutto, smettiamola di dire che è una fonte di resveratrolo.
Il vino è una fonte di alcool etilico. Cambiamo la narrativa per migliorare la nostra salute.
Lo so, questo articolo scatenerà polemiche infinite, ma era il momento di non stare più zitta.
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La parola “dieta” deriva dal greco e significa “stile di vita”.
I miei pazienti lo sanno, perché lo dico in continuazione.
L’idea che nel mio studio si debba venire quando si è disperati – per una questione di peso o di salute – come ultima spiaggia, perché si uscirà con qualcosa di terribilmente privativo e triste, proprio non mi va giù.
Un’altra cosa che mi scoccia parecchio è, quando ho a che fare con persone che non mi conoscono, che a pranzo o cena, tutti dicono di non guardare nel loro piatto o chiedono a me cosa mangerò. Pensando che io al ristorante chieda la bistecchina con l’insalata!!
Allora, mettiamolo in chiaro una volta per tutto:
dieta non è mangiare petto di pollo scondito e spinaci al vapore senza sale
dieta non è privarsi di ogni gioia a tavola per rientrare nei jeans
dieta non è smettere di uscire con gli amici altrimenti non si dimagrisce
dieta non è intristirsi a tavola finché non si torna nella taglia desiderata
dieta non è seguire un protocollo nutrizionale fino al prossimo esame del sangue per vedere come va il colesterolo
Una cosa molto importante da ricordare sempre è che
dieta non è solo quello che mangi
Dieta è
- le scelte nutrizionali che fai
- le scelte che fai al momento della spesa
- come decidi di cucinare i tuoi pasti
- con chi consumi il tuo cibo
- gli orari in cui mangi
- i piatti e le posate che usi
- se usi integratori, quali assumi
Ma dieta è anche:
- come affronti la giornata
- le persone che decidi di avere nella tua vita
- l’attività fisica che fai e quanta ne fai
- le tue ore di sonno
- le tue ore di svago
- le cose che ti piace fare e il tempo che dedichi a queste
- i pensieri che ti accompagnano nei vari momenti della giornata e a quali presti attenzione
- le scelte che fai e quelle che non fai
Quindi, cosa aspettarsi da un incontro con me?
Sicuramente un protocollo nutrizionale (e includo quello di integrazione in questo), ma che cerco di creare tenendo conto della tua situazione di salute e della tua vita.
Non è necessario mangiare cibi tristi e sconditi per tutelare e migliorare la nostra salute, ma è importante scegliere quali e quanti cibi mettere a tavola.
Sicuramente io chiedo di cercare di organizzare i pasti e la spesa, ma lo faccio, appunto, perché tu inizi a prenderti cura di te e a dedicare le giuste attenzioni alla tua alimentazione.
Questa è la cosa più importante: iniziare a pensare a come ci nutriamo come modo per prendersi cura di sé.
Un atto di amore e attenzione verso di te.
Ed è una cosa importantissima.
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I controlli sono fondamentali nel percorso insieme.
Abbiamo parlato di come è strutturata la prima consulenza in un altro articolo (clicca sul testo evidenziato se lo vuoi leggere o rileggere).
Vediamo cosa succede durante le visite di controllo:
- ti chiedo come stai, come hai passato il periodo tra l’incontro precedente e quel momento
- ti chiedo se hai delle domande – una qualsiasi domanda – sullo schema alimentare e di integrazione, su come ti senti, su cosa è successo
- ti misuro, così, numeri alla mano, possiamo prendere decisioni
- ti spiego cosa è successo al tuo corpo alla luce delle misure e di cosa mi hai raccontato
- a seconda di come sono andate le misure e i cambiamenti che mi hai racontato tu , decido se è il caso di cambiare qualcosa nello schema nutrizionale e/o in quello di integrazione
- ti spiego il perchè non cambio nulla o cambio qualcosa e cosa
- prendiamo un appuntamento per il controllo successivo
- come sempre, ti faccio la fattura, che è detraibile in dichiarazione dei redditi e che mi devi saldare con bancomat o carta di credito
Quindi…a cosa servono i controlli?
Sicuramente non a pesarsi sulla mia bilancia
I controlli non sono una cosa di due minuti per controllare il numero del peso. Sono degli incontri strutturati, utili a farmi domande, raccontarmi cosa ti è successo, a fare modifiche se servono, a capire a che punto sei.
C’è una cosa molto importante che ho bisogno di dirti:
A me non interessa se hai seguito no il piano che ho pensato per te,
non sono qui per giudicare nessuno.
Sono qui per aiutarti e se non ci vediamo regolarmente, o se non mi vieni a raccontare eventuali problemi, non posso farlo
Se sposti i tuoi controlli, o li cancelli, perchè non hai seguito lo schema che ti ho proposto, non ti aiuti.
Perchè senza incontrarci regolarmente, io non posso fare nulla per supportarti e ccompagnarti lungo il tuo percorso di cambiamento verso una versione migliore di te:
quella in salute.
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Solitamente, quando ricevo una telefonata o una mail di richiesta di informazioni per decidere se prenotare una prima consulenza con me, spiego a grandi linee come si svolge la prima visita, le tariffe, quanto dura, di cosa ho bisogno, cosa faccio in quell’occasione.
Spiego poi cosa accade durante un controllo, quanto dura, la tariffa. E di questo parleremo più avanti.
In questo modo come prima cosa assolvo all’obbligo di legge del preventivo, che non posso fare, visto che i percorsi nutrizionali hanno durata variabile in base alla situazione della persona e alla sua volontà, ma, soprattutto, mi sento di informare chi mi chiama in modo che possa scegliere consapevolmente se affidarsi a me o no.
Prendiamo poi un appuntamento, la prima visita dura un’oretta. Ho necessità di poter rivedere le analisi del sangue più recenti e tutti i referti relativi a malattie e/o condizioni croniche o che hanno un effetto sul metabolismo.
Io non prescrivo nulla: né esami, né visite, né farmaci, questa attività è esclusiva del medico, quindi, non vi chiederò quali referti o quali esami, ma di portare ciò che i vostri medici hanno pensato fosse utile per la vostra salute.
Quando ci incontriamo in studio, come prima cosa, dobbiamo sbrigare le faccende burocratiche: incarico di prestazione professionale e informativa privacy. Questi due documenti sono previsti dalla legge e sono a vostra tutela.
So che è raro che vi troviate a doverli leggere, compilare e firmare, perché molto spesso i professionisti che si occupano di salute trascurano questo importantissimo passaggio, ma io no e non sono interessata a cosa fanno gli altri.
L’incarico di prestazione professionale, intanto è un requisito di legge, poi tutela voi, perché spiega tutto ciò che farò, vi indica gli estremi della mia polizza assicurativa professionale, spiega come opero per proteggere la vostra salute.
A seguire, tutela me perché indica le regole base per il rispetto del mio lavoro. Le regole che vi sono indicate per disdette e ritardi sono per consentirmi di lavorare nelle migliori condizioni.
L’informativa privacy e il relativo consenso sono un potente strumento di protezione per voi e per i vostri dati sensibili. Infatti, in studio il nostro rapporto è sbilanciato: io sono in una “posizione di forza” rispetto a voi per quanto riguarda i vostri dati sensibili e, giustamente, la legge protegge il “più debole”.
Quindi, non trascurate questi passaggi burocratici che dobbiamo fare: sono delle protezioni.
Iniziamo poi la nostra visita: vi chiedo tantissime cose.
La prima, perché per me é la più importante, è il perché siete seduti di fronte a me.
Da qui inizia il vostro racconto, al quale tengo particolarmente, prendo appunti, vi faccio qualche domanda ogni tanto per cercare di indirizzarlo verso quello che ci serve perché io possa aiutarvi al meglio.
Solo dopo leggo i vostri referti. Anch’essi raccontano una parte della vostra storia, ma prima mi interessa sentire il vostro racconto.
Vi chiedo poi che lavoro fate, cosa mangiate, quando mangiate, dove mangiate, dove fate la spesa, se cucinate, cosa vi piace e cosa non mangiate in alcun modo.
Infine, prendiamo le vostre misure e vi dico cosa mi raccontano di voi.
Tutto questo a me serve per capire come creare uno schema il più possibile adatto non solo alle vostre esigenze di salute e benessere, ma che sia per voi integrabile nella vostra vita.
Perché, come vi dico sempre:
è la dieta che si adatta alla vita, non la vita che si adatta alla dieta
(Ne parleremo più avanti in un altro articolo)
Prima di salutarci, prendiamo appuntamento per il controllo, vi preparo la fattura (che è detraibile in dichiarazione dei redditi), appiccico il bollo, saldate con bancomat o carta di credito e vi dirò il giorno esatto in cui riceverete lo schema nutrizionale.
Spero che questo articolo, per quanto lungo, pssa esservi utile per capire come mi approccio a voi in studio.
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La mia vetrina amazon
Copertina della vetrina amazon della Dottoressa Galletti
Dopo mesi in cui in tanti mi hanno chiesto di indicare i link Amazon diretti ai libri e ai casalinghi che uso per le ricette che vedete sui miei social e qui, sono riuscita a creare una vetrina su Amazon influencer
Ecco il link alla mia Vetrina Amazon!
https://www.amazon.it/shop/gallettinutrizionista
Disclaimer importante:
Per ogni vostro acquisto qui, non riceverò denaro, scelta motivata da un mio rigore etico e dal codice deontologico al quale rispondo, ma buoni Amazon, che impiegherò solamente per l’acquisto di altri libri, casalinghi e cosine di cui parlarvi.
Fami sapere cosa sceglierai!!
In studio insisto sempre con i miei pazienti sull’importanza di pianificare in anticipo i pasti, almeno della settimana.
In questo modo non si rischia di tornare a casa stanchi dalla giornata, trovarsi impreparati e magari ricorrere al take away per troppe volte, mangiare patatine e crackers, oppure solo frutta.
Pianificare i pasti della settimana successiva richiede al massimo 20 minuti, anche se agli inizi serve più tempo, come per tutte le cose nuove. Io lo faccio da anni e oramai in 10 minuti il venerdì o la domenica ho organizzato tutti i pasti della settimana a venire.
Mi è molto utile anche per organizzare le “sessioni in cucina”: se torno tardi il lunedì e il martedì, non sceglierò di mangiare riso il mercoledì, perché so che non posso cucinare, magari inserisco del pane. Oppure, se decido per il riso il venerdì, è perché so che il mercoledì o il giovedì posso cucinarlo (in frigo si conserva per 2-3 giorni senza problemi).
Avere un plan dei pasti è utilissimo anche per non sprecare: sappiamo che 1/3 dello spreco alimentare nel mondo avviene nei nostri frigoriferi e nelle nostre dispense, sapere cosa si mangerà la settimana prossima ci consente di fare una spesa mirata, compreremo solo quello di cui avermi bisogno.
Una lista della spesa ragionata minimizza anche il rischio di comprare piu del necessario, magari trovandoci in casa quei golosi biscotti ai quali non sappiamo dire di no.
Ho deciso, quindi, di lasciarvi due strumenti, uno per il plan settimanale dei pasti e uno per una lista della spesa organizzata, cliccate sui due link qui sotto per scaricarli e salvarli sul vostro computer!
Plansettimanalepasti
Listadellaspesa
Visto che io faccio la spesa in posti diversi e mi capita di non riuscire a fare tutti i giri lo stesso giorno, nella lista della spesa, per ogni categoria trovate anche una riga in cui scrivere dove comprerete quelle cose e in quale giorno.
Stampate i pdf, provate a usarli e fatemi sapere se vi sono utili! potete scrivermi un commento sotto al post in cui parlo di questi due pdf sul mio profilo Instagram: @GallettiNutrizionista, oppure sulla pagina Facebook, che ha lo stesso ID: @GallettiNutrizionista. E, se ne avete voglia, potete iniziare a seguirmi sui social!
Aspetto i vostri pareri!
Oggi ho incontrato due persone molto refrattarie al cambiamento. In altre parole, due persone molto attaccate alla loro “comfort zone”, cioè quell’area mentale di conforto, che conoscono bene.
Sono due persone che, però, non vivono bene, hanno tanti problemi di salute mille guai che sembrano concatenarsi uno con l’altro.
Ripensando a questi due incontri mi è venuta in mente questa riflessione.
Nei corsi di management aziendali, prima o poi viene fatta una domanda:
“Come si mangia un elefante?”
Ecco, non so se avete mai visto un elefante dal vivo, è tanto più grande e imponente di quanto nessun documentario possa rendere. In più, se c’è un mammifero che non ci ispira proprio l’idea di farne bistecche è l’elefante.
Quindi? Come si mangia un elefante?
Non si mangia? Si fa arrosto? Sarà buono lo spezzatino di elefante? Meglio le polpette?
La risposta c’è ed è:
“Tagliandolo a fette”.
Questa domanda classica dei corsi di management serve per far capire ai manager che ogni problema va scomposto in pezzi più piccoli per poter essere affrontato.
Lo stesso metodo serve per affrontare il cambiamento.
Quando arrivate nello studio di un nutrizionista, ci arrivate per un problema di salute – anche sovrappeso e obesità (per chi cerca solo un dimagrimento) sono problemi di salute.
I problemi di salute non nascono dal giorno alla notte, ma iniziano spesso senza essere visibili, crescono, esplodono, arrivano a cronicizzarsi.
Le abitudini possono far nascere un problema di salute e/o possono aggravarlo, così come possono controllarlo e/o risolverlo.
Insieme al vostro nutrizionista dovete cercare come scardinare il circolo vizioso che ha creato o tiene in vita il problema che vi ha portato nel suo studio.
Il nutrizionista è lì per darvi degli strumenti e per fare un po’ di strada insieme a voi, per aiutarvi a creare abitudini che prima spezzeranno il circolo vizioso, poi ne instaureranno uno virtuoso.
Ma l’elefante dovete mangiarlo da soli, una volta usciti da quello studio, a casa, al ristorante, alle feste.
Il percorso col vostro nutrizionista sarà più o meno lungo a seconda delle vostre necessità e dipende anche da cosa volete ottenere.
Ma è una fetta dell’elefante, non l’animale intero.
Iniziate a farvi i complimenti per avere tagliato la prima fetta del vostro elefante decidendo di andare da un nutrizionista ed essendovi presentati all’appuntamento.
Ora quello che dovete fare è continuare ogni giorno ad affettare quel mastodonte, senza colpevolizzarvi se capitano scivoloni e senza usare gli scivoloni come scuse mentali per aggrapparvi alla vostra comfort zone e tornarci dentro con tutti e due piedi.
Quante volte vi sento dire in studio che per uno sgarro avete mandato a monte il percorso di settimane o di mesi perché avete poi ricominciato a mangiare come prima? È come iniziare a tagliare a fette l’elefante per poi scappare e lasciare che a lui ricresca tutta la parte che eravamo riusciti a mangiare, significa poi trovarsi con un elefante ancora più grosso da affettare.
E allora su, rimbocchiamoci le maniche, facciamo un bel respiro, riempiamo la mente di pensieri belli, prendiamo forchetta e coltello e iniziamo a mangiare l’elefante.
A fette. Senza fretta. Senza sosta