Sapete ormai tutti che mi occupo di nutrizione funzionale e utilizzo alcuni protocolli di nutrizione antinfiammatoria in caso di malattie autoimmuni. In studio ricevo diverse persone affette da problematiche autoimmuni alla tiroide, al tessuto connettivo, fibromialgia, psoriasi, dermatiti atopiche e anche autoimmunità specifiche, cistiti e/o candidosi ricorrenti, nonché problemi femminili di disequilibri ormonali, fertilità, endometriosi, PCOS.
Per tutte queste persone, un tipo di alimentazione, la cosiddetta “evolutiva”, ma io preferisco chiamarla “antinfiammatoria”, può essere di grande aiuto. Oramai esistono diversi ricettari per potersi cucinare pasti in linea con i dettami funzionali di questo approccio nutrizionale, che utilizza farine inusuali ed esclude, tra le altre cose, glutine e latticini. Mancava in Italia uno shop al quale potersi riferire con tranquillità.cross-food
Cross Food è una realtà tutta italiana, fondata da due persone che ho il privilegio di conoscere dal vivo, Giordana e Dario, che sviluppa e commercializza dolci e snack in linea con l’approccio antinfiammatorio/evolutivo.
Sul sito https://cross-food.it trovate prodotti quali farine, spezie, dolcetti e snack tutti ottenuti senza conservanti e senza stravolgere le materie prime. Tutti i loro prodotti sono privi di glutine, lattosio, zucchero raffinato, lieviti, cereali, mais e grassi trans, e ricchi di fibre e vitamine essenziali. Ogni alimento e ogni cibo venduto ha una valenza funzionale, che sia per il cioccolato, che sia per i vegetali utilizzati come materia prima.
L’idea nasce dai problemi di salute di Giordana, vi lascio questa informazione, perché il fatto che lei per prima segua il tipo di alimentazione che promuove tramite la sua azienda è un ulteriore indice di attenzione.
Chi soffre di malattie autoimmuni sa che non c’è una pausa dalla convivenza con esse, quindi si potrebbe pensare che per stare bene sia necessario mortificarsi a tavola. Non è così e i prodotti Cross Food ne sono una prova.
Trovate Cross Food su Facebook, Instagram e sul loro sito
Il Banana-bread è un dolce tipo plum cake di origine americana, facile da preparare e molto utile per recuperare le banane troppo mature. A seconda di cosa altro avete disponibile in dispensa e che sta per scadere, vi consiglio di arricchirlo con cioccolato fondente o frutta secca.
Questa versione è senza glutine e senza derivati del latte, adatta a celiaci, intolleranti al lattosio, a chi segue un’alimentazione di tipo antinfiammatorio.
Ingredienti
(6-8 porzioni)
120 g di farina di mandorle
4 cucchiai di cocco rapè
2 banane e 1/2
3 uova da galline free range
1 cucchiaino di miele
1 cucchiaino di bicarbonato
una manciata di uvetta o 2 datteri o 2 albicocche secche (a seconda dei gusti)
1 pizzico di sale
1/2 banana per guarnire
circa 40 g di cioccolato fondente
Procedimento
Mescolare la farina di mandorle, con il cocco rapè, il bicarbonato, il sale e il cioccolato tritato grossolanamente al coltello.
In un robot o nel bicchiere del frullatore mettere le uova, il miele, le banane e la frutta disidratata se si gradisce usarla. Frullare alla massima potenza per un paio di minuti, o comunque fino a quando il composto diventa omogeneo.
Aggiungere gli ingredienti umidi a quelli secchi e mescolare con delicatezza.
Ungere uno stampo da plumcake con olio di cocco o olio extravergine di oliva dal sapore delicato e cospargere di cacao in polvere o farina di mandorle, versare il composto.
Cuocere per 45-50 minuti a 180º nel forno statico.
54 settimane con #SaveHumansThursday per parlare dell’impatto ambientale del cibo
su
Francesca De Filippis – Biologo Nutrizionista Bologna e
Dott.ssa Livia Galletti Biologo Nutrizionista
Eccoci alla #settimana20: L’inquinamento del suolo
Si sta svolgendo a Roma in questi giorni il simposio della FAO “Soil Pollution” (inquinamento del suolo) che ha lo scopo di supportare l’implementazione di Linee Giuda volontarie nei vari paesi del mondo per combattere l’inquinamento del suolo.
Il suolo è un filtro che ci protegge da moltissimi contaminanti, smorzando la loro azione, però non ha capacità infinita di filtrazione e quando questa si esaurisce, i contaminanti finiscono anche nella catena alimentare.
Non ce ne rendiamo conto, ma il suolo non è rinnovabile e perchè se ne formi 1 centimetro servono 1000 anni, Senza suolo non avremmo le coltivazioni agricole, i pascoli e l’acqua filtrata di sorgente, quindi non avremmo cibo, medicine, acqua da bere.
Inoltre, il suolo scambia nutrienti con i vegetali, preservando la qualità anche delle coltivazioni a uso alimentare: un suolo sano, produrrà raccolti migliori.
Il 95% del nostro cibo è prodotto nel suolo, quindi per raggiungere l’obiettivo di aumentare la 54 settimane con #SaveHumansThursday per parlare dell’impatto ambientale del cibo su produzione alimentare del 50% entro il 2050 per sostenere la popolazione mondiale, dobbiamo occuparci seriamente della sua salute.
Sappiamo quanto sia importante la biodiversità per l’equilibrio e il benessere dela Terra, essa è il patrimonio che consente alla vita di perpetrarsi, perchè maggiore biodiversità c’è, maggiore adattamento ai cambiamenti (climatici, naturali, catastrofici) il nostro pianeta ha. Ebbene, nel suolo troviamo la maggior parte della biodiversità presente sulla Terra, ¼ di essa. Si dice che in un cucchiaio di suolo si trovino più organismi viventi che persone sul nostro pianeta. Per preservare la biodiversità del suolo, vanno adottate sempre più politiche agricole quali le coltivazioni biologiche, le rotazioni delle coltivazioni e dei pascoli, la conservation agriculture(*).
Ormai 1/3 del suolo è moderatamente o altamente degradato, a causa dell’erosione, della perdita di materia organica e di nutrienti, dell’acidificazione, della salinizzazione, della compattazione e dell’inquinamento chimico.
Una gestione agricola sostenibile può invertire la rotta e assicurarci un futuro con più certezza che ci sia cibo disponibile per tutti.
Nel nostro piccolo cosa possiamo fare per aiutare a fare sì che vengano compiute scelte sempre più sostenibili e a garanzia di un futuro migliore per tutti gli abitanti del nostro pianeta?
Quando facciamo la spesa:
- prediligiamo prodotti di stagione. Le colture in serra o incrociate per sopravvivere a condizioni climatiche nno male al portafogli e al suolnon indicate fa
- scegliamo colture “antiche”, in disuso o dimenticate. Il recupero di vecchie tradizioni agricole aiuterà il suolo a rimanere in salute
-
variamo il più possibile il contenuto del carrello, non fissiamoci sempre sugli stessi cibi. La biodiversità è la ricchezza della vita, promuoviamola.
-
privilegiamo le colture biologiche, aiuteremo a contrastare l’inquinamento da sostanze di sintesi.
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Francesca De Filippis – Biologo Nutrizionista Bologna e
Dott.ssa Livia Galletti Biologo Nutrizionista
(*)conservation agriculture: un sistema agricolo basato sul minimo impatto sul suolo, sulla tradizionale rotazione delle colture e copertura permanente del suolo, in base alla stagionalità, che serve a bloccare l’erosione e a produrre humus.
“Einstein al suo cuoco la raccontava così”
Robert L. Wolke
Universale Economica Feltrinelli 2010 cartaceo
Robert Wolfe è professore emerito di chimica alla University of Pittsburgh, teneva una rubrica su chimica, cibo e cucina sul Washington Post ed è conosciuto fuori dagli USA principalmente per i suoi libri di divulgazione scientifica.
“Einstein a suo cuoco la raccontava così” è una raccolta di domande che il professor Wolke ha ricevuto al Washington Post dai lettori della sua rubrica Food 101 e delle risposte che aveva dato.
Scopriamo quindi tante curiosità relative alla chimica degli alimenti, a quella delle tecniche di cucina e alla chimica-fisica della cottura, spiegate in modo comprensibile a tutti e organizzate per macro argomenti. Il libro contiene inoltre un discreto numero di ricette, ideate dalla moglie dell’autore, cuoca professionista.
Lo stile di Wolke è brillante, a volte tagliente, come spesso accade con i divulgatori scientifici made in USA. Le sue risposte sono sempre esaurienti e molto chiare, il livello delle domande e delle risposte è quello dell’uomo della strada. Ed è il punto di forza del libro, a mio parere.
Consiglio il libro ai lettori più curiosi e ai miei colleghi che si vogliano avvicinare alla chimica-fisica dei fornelli e alle tecniche di cucina.
Per gli appassionati di questi argomenti con conoscenze più avanzate può essere una piacevole lettura disimpegnata da avere in biblioteca, che non accrescerà il vostro sapere in questi ambiti.
Per la settimana 19 del progetto #SaveHumansThursday pubblichiamo la seconda parte dell’approfondimento sul #glifosato.
Alla fine del 2017 la Commissione Europea ha prorogato per altri 5 anni l’autorizzazione al commercio di erbicidi a base di glifosato. Il dibattito è stato acceso e i pareri delle diverse agenzie, preposte al controllo del pericolo e del rischio, discordanti. Cosa sappiamo, ad oggi, riguardo alla possibile cancerogenicità del glifosato, ai suoi effetti sul sistema endocrino e al suo impatto sugli animali e sulla biodiversità delle piante?
Olio di cocco e vaniglia per la nostra pelle!
L’#oliodicocco è ricco di vitamina E, una molecola antiossidante molto preziosa per contrastare l’invecchiamento della pelle Inoltre, il suo alto contenuto di acidi grassi lo rende molto nutriente per l’epidermide.
L’olio di #mandorladolce ha anch’esso proprietà anti invecchiamento ed è utilizzato da secoli come potente anti smagliature.
La #vaniglia, conosciuta da tutti per il suo profumo inebriante, contiene molecole antiossidanti e calmanti, meglio rese disponibili se disciolte in un mezzo grasso.
Scaldate a bagnomaria 200 grammi di olio di cocco extravergine e scaldatelo a bagnomaria nel microonde o sul fornello, mescolatelo poi con due cucchiai di olio di mandorle dolci e i semini estratti da una bacca di vaniglia.
Ponete la miscela in un barattolo largo e n
on troppo alto ponete (perché sotto i 24 °C l’olio di cocco è in stato solido). Iniziate a utilizzarla dopo una settimana spalmandola sulla pelle umida, magari prima di coricarvi, in modo da godere di tutte le sue proprietà elasticizzanti, antiossidanti e calmanti.
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Eccoci alla #settimana18: Earth Day
Sabato 22 aprie si festeggerà la Giornata della Terra, una ricorrenza iniziata 48 anni fa negli Stati Uniti, il 22 aprile 1970, per protestare contro l’inquinamento industriale.
Oramai la Giornata della Terra coinvolge un movimento globale che si stima arrivi a circa un miliardo di persone che, ogni anno, per il 22 aprile organizzano e partecipano a iniziative di stampo ecologico.
Il tema di questa edizione è fermare l’inquinamento da plastica. Noi stesse abbiamo parlato in due occasioni di inquinamento da plastiche e microplastiche per Save Humans Thursday
(per rileggere gli articoli qui e qui )
Per conoscere tutte le iniziative e i progetti di Earth Day, vi rimandiamo al sito della campagna italiana http://www.earthdayitalia.org
Come possiamo limitare l’inquinamento da plastica nella nostra cucina?
Ecco qualche suggerimento pratico
1 – impiegare contenitori riutilizzabili per conservare gli alimenti, prediligendo quelli di vetro
2 – buttare i contenitori di plastica ormai inutilizzabili nell’apposita raccolta differenziata
3 – riutilizzare i sacchetti freezer dopo che si sono consumati i cibi che contenevano. Alcuni di quelli con la doppia cerniera si possono lavare in lavastoviglie una volta senza che perdano la forma. Quando non si possono più usare per i cibi possono essere impiegati per raccogliere le feci del cane, oppure per buttare nel cassonetto della plastica piccoli oggetti
4 – al posto dei sacchetti per alimenti usa e getta, munirsi di quelli di silicone lavabili in lavastoviglie e che durano anni. Si trovano nei negozi specializzati oppure online.
5 – per conservare frutta e verdura di piccole dimensioni, non usare la pellicola per alimenti, ma quelle di silicone sagomate riutilizzabili, che ora si trovano facilmente in diversi supermercati o casalinghi. Sono delle pellicole di silicone che si lavano a mano o in lavastoviglie e che chiudono ermeticamente la superficie di frutta e verdura tondeggianti tagliate a metà.
6 – invece che la pellicola per alimenti, coprire tegami e padelle con i coperchi morbidi riutilizzabili: solitamente anche questi sono di silicone alimentare. Durano anni e chiudono ermeticamente, parlo per esperienza.
7 – per conservare patate, cipolle, aglio, formaggi e insaccati, comprare i sacchetti di cotone appositi, che si lavano senza problemi in lavatrice e durano anni. È un’altra cosa che so per esperienza, ne ho di diversi tipi e li lavo da 10 anni,
non trasmettono odore, conservano a lungo
8 – per portare in fuori casa del cibo, per esempio il pranzo o degli spuntini, usare contenitori riutilizzabili e trasportarli in una borsa frigo invece che in un sacchetto di plastica. I barattoli di vetro di marmellate, sottaceti, sottoli e affini ben lavari, sono molto comodi per congelare alimenti liquidi o per portare con sé alimenti di dimensioni medio-piccole e morbidi. Per esempio, le uova sode, delle fragole intere, dei pezzetti di frutta, delle olive, dello yogurt.
9 – comprare più spesso possibile alimenti sfusi, oppure quelli con le confezioni maggiori, per poi porzionarli a casa in contenitori riutilizzabili. Per esempio, comprare lo yogurt nella confezione da 1 o da ½ kg farà risparmiare plastica da buttare che comprarlo nel vasetto da 125 o 150 ml
10 – prediligere l’acqua del rubinetto a quella minerale ogni volta che sia possiible e imbottigliarla da sé in bottiglie di vetro, oppure scegliere – laddove possibile – acque minerali in vetro.
Tutti questi piccoli accorgimenti vi consentiranno di abbattere l’impronta ecologica della vostra cucina e di sprecare meno plastica.
Vi aspettiamo giovedì prossimo!
Per saperne di più su #SaveHumansThurdsday
Francesca De Filippis – Biologo Nutrizionista Bologna e
Dott.ssa Livia Galletti Biologo Nutrizionista
Olio di mandorle dolci?
Si: sui capelli! Per l’appuntamento settimanale della rubrica Nutri la Tua Bellezza vi parliamo di una maschera rigenerante e idratante utile in caso di capelli secchi crespi e per le punte inaridite.
Vi serviranno solo: olio di mandorle dolci spremuto a freddo, semi di zucca, #semidigirasole e un frullatore.
L’olio di mandorle dolci è ricco di acidi grassi mono e polinsaturi e di vitamina E, che gli conferiscono proprietà emollienti, lenitive, antando via gli eccessi con acquaiossidanti e riparatrici per i capelli danneggiati.
Inoltre il magnesio contribuisce a contrastare il diradamento.
Dai semi di zucca e di girasole:
Selenio, un aiuto in caso di capelli grassi, e zinco, antiossidante e importante per il rinnovamento delle celle cellule del cuoio capelluto.
La maschera può essere utile anche per le unghie fragili e che tendono a spezzarsi.
Per preparare la maschera dovrete tritare i semi nel mixer fino a renderli una farina e unire l’olio di mandorle per ottenere una consistenza non troppo liquida. La maschera va applicata dalla radice alle punte prima del lavaggio e tenuta per 20-30 minuti. Successivamente sciacquate e lavate i capelli. È possibile ripetere per 1 o 2 volte a settimana.
Per le unghie, invece, potrete applicare il prodotto almeno 3 volte a settimana, massaggiando per lasciare assorbire l’olio e sciacqu
Ecco la ricetta di un dolcetto veramente versatile, tanto che ve la lascio in tre versioni.
Ingredienti
(Per una porzione)
1/2 avocado maturo
1 cucchiaino di cacao raw bio fondente (o di cacao fondente in polvere di ottima qualità)
2-3 mandorle
Versione Paleo:
1/2 cucchiaino di miele di acacia o castagno bio
Versione Keto:
Qualche goccia di dolcificante consentito
Versione Vegana:
Qualche goccia di stevia o di sciroppo di agave bio
Procedimento
Frullate benissimo tutti gli ingredienti. Viene meglio con un frullatore a boccale che con il frullatore a immersione). Tostate le mandorle in una piccola padella antiaderente e poi tagliatele grossolanamente col coltello.
Disponete la mousse in una coppetta, guarnite con le mandorle gustate!
Per la settimana 17 del progetto #SaveHumansThursday pubblichiamo la prima parte dell’approfondimento sul #glifosate.