“Quello che alle donne non dicono”
Salvo Di Grazia
Edizioni Laterza 2020 – cartaceo
Disclaimer: tra tutti i divulgatori scientifici noti Salvo Di Grazia è il mio preferito, perché alle solide basi scientifiche unisce buonsenso e cortesia.
Questo libro è non solo dedicato alle donne, è davvero scritto per le donne. Credo che sia li primo che mi capita in mano che non solo dichiara questo intento, ma lo soddisfa in pieno.
È molto scorrevole, tratta temi importanti e non banali con un bello stile che non lo appesantisce, anzi, secondo me lo rende una lettura adatta per ogni momento.
Salvo Di Grazia tratta le questione femminile in medicina con molta delicatezza, con le solide basi scientifiche che siamo abituate a riconoscergli, senza nessun paternalismo, condiscendenza o piacioneria.
Capita spesso di trovarci davanti a questi tre atteggiamenti, il più delle volte inconsapevoli, nei nostri colloqui con alcuni professionisti della salute. Ho veramente tanto apprezzato che non ve ne sia traccia in questo libro.
Ci riporta anche con i piedi per terra.
Se da un lato è vero che siamo in media poco ascoltate per quanto riguarda le nostre necessità più intime in tema salute, è altrettanto vero che abbiamo questa tendenza a caricare di significati assoluti o negatività fasi della nostra vita che sono assolutamente fisiologiche.
Ci spiega come menopausa, gravidanza, parto e allattamento siano momenti naturali della vita di una donna, non facili per tutte, per alcune più complessi, ma naturali.
Inquadra molto bene il nostro ruolo di consumatrici nell’industria della salute, del benessere e della cosmetica, di obiettivi privilegiati per diverse campagne di marketing.
Inoltre, dà un quadro molto realistico della tendenza a medicalizzare momenti naturali, fisiologici e, a volte, inevitabili della nostra vita di donne, come la gravidanza e la menopausa. Sempre senza minimizzare e banalizzare le difficoltà che incontriamo.
Perché se non è automatico che una fase della vita debba essere facile perché naturale, non è altrettanto automatico che necessiti di esami, accertamenti e cure perchè difficile.
Ho apprezzato moltissimo che, da medico, insista in più punti su quanto siano fondamentali la nutrizione e l’attività fisica per il nostro rimanere in salute.
Lo consiglio, a tutte le mie pazienti, alle mie colleghe e a tutte le donne che vogliono capire di più per essere maggiormente consapevoli e protagoniste informate della loro salute
Ormai che ho un debole per i prodotti di Elena (https://www.chokkino.com) lo sapete.
Qualche giorno fa mi ha mandato un altro pacco delle meraviglie, con Magic Powder, il nuovissimo prodotto e le Cruhcy Cao al caramello salato.
Mi sono immediatamente messa a pensare a una ricetta, contate che la Magic Powder è veramente magica, perchè si consuma calda, a temperatura ambiente, fredda di frigo o congelata in freezer.
Qui da me fa un caldo terribile, non so da voi, perché l’idea che mi è venuta è stata un biscotto-gelato senza glutine, senza latticini e col benefit del collagene contenuto nella Magic Powder. C’è un altro benefit legato al caldo: il cacao di chokkino contiene una buona quota di magnesio e di potassio, perciò il mio biscotto gelato è proprio adatto a queste giornate.
Ingredienti (per un biscotto gelato)
4 cucchiai di farina di mandorle
3 misurini di Magic Powder
2 cucchiai di Crunchy Cao
1 cucchiaio di crema spalmabili 100% mandorle e cocco bio
Procedimento
Prepariamo i biscotti.
Frulliamo la farina di mandorle e la crema spalmabile, poi, in una ciotolina, aggiungiamo le pepite di Crunchy Cao e mescoliamo bene con le mani.
Prendiamo un coppapasta o una formina tonda grande da biscotti e ci mettiamo il composto, schiacciandolo bene con le mani, otterremo due biscottoni che metteremo in frigo .
Ricostituiamo la Magic Powder con acqua seguendo le istruzioni sulla confezione. Io ho sia il barattolo per misurare l’acqua che il montalatte di Chokkino, potete usare un qualsiasi misurino a acqua e una forchetta o una piccola frusta.
Prendiamo uno stampino per crostatina monoporzione, ci mettiamo un foglio di pellicola per alimenti, versiamo la Magic Powder ricostituita in acqua, copriamo e mettiamo in freezer per almeno 4 ore
Quando è passato abbastanza tempo, tiriamo fuori dal frigo i biscottoni e dal freezer la nostra Magic Powder e componiamo il nostro biscotto gelato a strati: un biscottone, la Magic Powder e l’altro biscottone.
E adesso possiamo mangiarlo con tanta gioia, oppure rimetterlo in freezer per più tardi! Io l’ho mangiato subito perchè ero super curiosa di sapere se avevo avuto una buona idea e…mi è piaciuto un sacco!!
Un dolcino ogni tanto è ammesso in qualsiasi regime nutrizionale, con le dovute accortezze: di preparazione e di frequenza di consumo.
Per me è molto importante anche preservare la tradizione del giorno di Festa a tavola e, in occasione di un pranzo domenicale estivo in famiglia, ho pensato a un budino senza zucchero, senza glutine, senza lattosio o caseine.
Un budino adatto praticamente a tutti: per un’alimentazione antinfiammatoria, chetogenica, per celiaci, per intolleranti al lattosio. Fresco e profumato, indicato per l’estate e per qualsiasi periodo dell’anno
Ho usato i prodotti di Chokkino un’azienda che mi piace molto. Ho anche un codice sconto attivato per i miei pazienti e followers, potete chiedermelo in un messaggio su instagram!
Ingredienti (per 4 budini monoporzione)
250 ml di acqua
3 misurini di latte di cocco in polvere Livebetter (l’azienda del Chokkino)
3 misurini di cacao amaro Livebetter
2 uova da galline felici
Procedimento
Scaldate l’acqua e sciogliete il latte di cocco in polvere (come alternativa, vanno bene 300 ml di latte di cocco cena zucchero, oppure 4 cucchiai di latte di cocco “fullfat” diluito in 250 ml di acqua).
Aggiungete le due uova e mescolate molto bene, velocemente, in modo che le uova non si cucinino.
Aggiungete il cacao amaro e mescolate benissimo, non devono formarsi grumi!
Mettete 4 stampini monoporzione di silicone (o di alluminio, ma sapete che non amo gli usa-e-getta) nella pentola a pressione e riempiteli con il composto, poi copriteli con un pezzetto di carta stagnola.
Aggiungete sul fondo della pentola due dita di acqua, chiudete la pentola a pressione e cucinate 12-15 minuti dal fischio (fate le prove, io oramai conosco le mie pentole a pressione meglio di me stessa e so sempre quanto tempo mi serve per ogni preparazione). in alternativa, cucinate, sempre a bagnomaria, in forno a 150°, per 30-45 minuti, anche qui dipende dal forno.
Scaduto il tempo, sfiatate la pentola a pressione immediatamente ed estraete i vostri stampini.
Lasciateli una notte in frigorifero, potete anche lasciali un giorno e una notte, diventeranno ancora più “cioccolatosi”.
Al momento di servirli, sformateli su dei piattini e guarnite a piacere. io ho usato due fragole, un poco di cocco rapè e la granella di cacao caramellata, sempre di Livebetter. Questa guarnizione è adatta per un’alimentazione antinfiammatoria, senza glutine e senza latticini
Se seguite un’alimentazione di tipo chetogenico (o antinfiammatorio), potete usare un ciuffo di panna di cocco.
Ho preparato la classica crema casalinga ma con ingredienti narturalmente senza glutine e senza lattosio.
Crema senza glutine e senza lattosio
Ingredienti
(per 4 vasetti da 125 ml)
500 ml di latte di mandorla non zuccherato
2 uova da galline razzolanti
2 cucchiai di farina di riso impalpabile
2 cucchiai di zucchero di cocco
Procedimento
Prendere le uova e sbatterle bene con una frusta a mano (o con una forchetta) in un pentolino abbastanza capiente, nel quale poi cucineremo la crema.
Aggiungere la farina di riso impalpabile piano piano, mezzo cucchiaio alla volta, e mescolare sempre, in modo che non si formino grumi.
Intanto scaldare il latte con lo zucchero sul fuoco o nel microonde, ma senza farlo bollire, deve solamente intiepidirsi.
Versare il latte a filo sul composto di uova e farina, sempre continuando a mescolare bene con la frusta, incorporandolo piano piano, sempre senza formare grumi.
Mettere tutto sul fornello a fuoco basso e continuare a mescolare, dopo circa 5 minuti dovrebbe iniziare a rapprendersi e fare le bolle. Da quel momento, contate circa 3 minuti sul fuoco – sempre mescolando! – e poi spegnete.
Distribuite nelle coppette o nei vasetti e lasciate raffreddare prima di metterli in frigo per almeno 3 ore.
Io l’ho servita con delle fragole di stagione semplicemente tagliate a pezzetti!
Gli asparagi sono una delle mie verdure preferite e, ora che è maggio, sono in piena stagione.
Uso di solito gli asparagi verdi, perchè nella mia zona sono tipici, ma anche quelli bianchi mi piacciono tantissimo.
Il problema degli asparagi, di solito, è che si produce molto scarto utilizzandoli in cucina, con questa ricetta del risotto asparagi e crescenza, vi mostro come usarne ogni parte e non buttare via niente!
Risotto asparagi e crescenza anti-spreco
Ingredienti (4 persone)
280 g di riso (io ho usato il riso baldo biologico)
200 g di crescenza
500 g di asparagi verdi
1 piccola cipolla dorata
due cucchiai di parmigiano reggiano
olio extravergine di oliva o burro per il soffritto
1 cucchiaino di dado granulare vegetale (io ho il mio fatto in casa)
sale e pepe a piacere
Procedimento
Tagliamo la parte legnosa degli asparagi, poi separiamo la parte tenera del gambo dalle punte e laviamo molto bene il tutto. Teniamo da parte le punte.
aggiungendo un po’ del brodo che abbiamo preparato con la parte legnosa dei gam
Mettiamo la parte legnosa in pentola a pressione con un po’ d’acqua, il dado vegetale e lasciamo cucinare per 20 minuti dal fischio. Buttiamo i gambi e teniamo il brodo ottenuto.
Rosoliamo la cipolla dorata nell’olio o nel burro e, quando è imbiondita, aggiungiamo le parti più tenere dei gambi, tagliate a tocchetti, lasciamo cucinare a fuoco medio per 5 minuti circa.
Facciamo tostare il riso nella pentola dove abbiamo iniziato a cucinare le parti tenere dei gambi, sfumiamo con un po’ di vino biancoe copriamo con il brodo delle parti legnose. Lasciamo cucinare a fuoco basso, mescolando e aggiungendo poco brod
o mano a mano che si asciuga. Serviranno 14-16 minuti a seconda della varietà di riso
che abbiamo scelto. 5 minuti prima della cottura ottimale del riso, aggiungiamo le punte degli asparagi.
A fine cottura mettiamo la crescenza, mescoliamo finche non si scioglie bene, poi togliamo dal fuoco, aggiungiamo il parmigiano e mescoliamo con energia.
Versiamo nei piatti e gustiamo!
Questo piatto può essere considerato un piatto unico.
Ricordate che il brodo di gambi di asparago è utile per cucinare altri risotti a base vegetale, oppure per stufare altre verdure, oppure per allungare delle vellutate. Io lo congelo, così ne ho sempre un po’ in freezer.
Le polpette sono un piatto tipico del recupero della tradizione italiana. Io le adoro, fatte di qualsiasi cosa! Carne, pesce, legumi, verdura: non so resistere alle polpette.
Di solito si preparavano con gli avanzi, in modo da non buttare nulla. Qui da me a Bologna, quelle fritte e fatte con la carne del brodo erano il piatto tipico del lunedì, le faceva spesso anche la mia nonna.
Queste nascono per voglia e non per necessità, quindi non ho recuperato un granché, un poco di pane grattugiato e due cucchiai di farina di mandorle che mi era rimasta in un barattolo ed era troppo poca per essere usata in altro modo.
Ingredienti
Per circa 30 polpette (ma dipende da quanto le fate grandi) e 2/3 persone
200 g di carne di manzo magra macinata due volte
250 g di spinaci surgelati – pesati appena tolti dal freezer
1 uovo
4 cucchiai di pane grattugiato
2 cucchiai di farina di mandorle
3 cucchiai di semi misti
Procedimento
Tirare fuori dal freezer gli spinaci, farli scongelare in frigo in un colino tutta la notte, oppure nel microonde per qualche minuto e poi lasciarli scolare bene nel colino per un’oretta circa.
Macinare due volte nel tritacarne il manzo magro, per me lo ha fatto il macellaio. Se non avete il tritacarne, va benissimo usare un mixer.
Strizzare benissimo gli spinaci e tritarli nel mixer.
Mescolare bene in una ciotola la carne, gli spinaci, l’uovo e il pane grattugiato. Aggiungere sale e pepe a vostro piacimento.
Con le mani bagnate, ottenete le polpette dal panetto dell’impasto, le mie erano poco più grandi di una noce, ma ognuno ha la sua misura preferita per le polpette!
Prendete la farina di mandorle e i semi misti – io avevo semi di lino, sesamo, papavero e zucca, va benissimo qualsiasi seme abbiate in casa e metteteli in un piatto. Rotolateci dentro le palline di composto, in modo da coprirle bene
A questo punto, mettete a scaldare un poco di olio extravergine di oliva in una padella capiente, quando sarà caldo, rosolate le polpette
Sfumate con un goccio di vino bianco quando saranno rosolate e poi mettete il coperchio. lasciatele cucinare per una decina di minuti circa.
E le polpette di carne e spinaci sono pronte!
Le ho volute mangiare con una smplice insalata di rucola fresca, ma potete accompagnarle con la verdura, cotta o cruda, che preferite.
Se le provate a fare, fatemi sapere se vi piacciono
We are the Weather: Saving the Planet Begins at Breakfast
(Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi)
Jonathan Safran Foer. 2019. Penguin Books Ltd (Guanda). Ebook e cartaceo
La premessa è che non amo Safran Foer.
“Molto forte, incredibilmente vicino” è stata una scalata senza attrezzatura e con le mani ferite, non finiva più, ho arrancato dall’inizio alla fine.
Quindi, non ho mai più letto nessun libro di questo autore. Poi, per caso, mi è capitato tra le mani “We are the Weather: Saving the Planet Begins at Breakfast (Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi) e ho deciso di leggerlo perché l’argomento del cambiamento climatico e di cosa si possa fare all’atto pratico mi interessa molto.
Non avendo più seguito nulla dell’autore negli ultimi 15 anni, non sapevo avesse scritto un libro sull’alimentazione a base vegetale e che fosse vegetariano.
Chiaramente, ho faticato anche con questo libro. Se non c’è sintonia con un autore, non si crea soltanto stando lontani tanti anni.
Ho apprezzato molto la prima parte, nella quale Safran Foer spiega come si crei la consapevolezza della propria importanza nelle persone comuni per quanto riguarda crisi importanti: la II guerra mondiale, l’Olocaustola lotta per i diritti delle persone di colore, le prime campagne vaccinali.
Dalla seconda parte in poi, il libro entra nel vivo dell’argomento cambiamento climatico, che conseguenze avrà per il genere umano e cosa ognuno di noi può fare ogni giorno per evitare l’estinzione di massa dell’umanità.
Ci racconta anche i dubbi e dilemmi personali dell’autore, che addirittura confessa di non essere così vegetariano come si credeva pubblicamente.
Ho apprezzato davvero tanto la sua onestà intellettuale e il suo mettersi a nudo, il raccontarci le sue debolezze.
Non so se l’azione intorno alla quale verte tutto sia possibile, sicuramente un cambiamento produttivo di un settore alimentare è richiesto e tutti noi possiamo fare il nostro pezzetto.
Insisto sempre sulla qualità degli alimenti scelti per la propria alimentazione e di essere sempre consapevoli delle tecniche produttive, oltre che la nostra salute, anche l’ambiente e i nostri bambini ci ringrazieranno.
Ecologia umana è stata una delle mie materie preferite all’università, questa lettura è stata un aggiornamento, in termini “laici” a quello che ho studiato.
A chi consiglio questo libro: a tutti. È fondamentale capire come l’atto di nutrirsi sia strettamente connesso con l’ambiente e Il futuro.
“Tu sei il tuo paziente”
Marco Mereu
Youcanprint 2019 – cartaceo
Marco Mereu è un mio collega, che ci racconta de pezzi di strada che ha fatto con alcuni suoi pazienti.
Il filo conduttore è quello del cambiamento e della consapevolezza di sé, di dove si è e che bisogna prendere in mano la propria vita se si vuole cambiare, non aspettarsi qualcosa dall’alto. Vediamo spesso questo atteggiamento nei nostri studi, il paziente che si aspetta che con una bacchetta magica – che non abbiamo e mai potremo avere – noi siamo in grado di risolvere i loro problemi. Vediamo anche persone, che arrivano con tanta determinazione e con una forza ritrovata, che sono diventate consapevoli di sé e delle proprie capacità e a noi chiedono una mano. Questi secondi, saranno quelli destinati ad avere successo.
Mi piace l’approccio empatico di Marco, il suo tentativo di entrare sempre in sintonia con la persona che ha di fronte, tentando di rendere disponibili gli strumenti necessari perché il cambiamento tanto cercato possa avvenire.
Col pretesto di raccontare alcuni degli atteggiamenti tipici che noi tutti incontriamo nella nostra pratica in studio, Marco inserisce spunti scientifici sugli approcci dietetici più utilizzati.
Ma in realtà questo libero è altro: è un diario.
Racconta dei pezzetti di vita, che in qualche modo ci riguardano tutti, professionisti, pazienti, persone.
Lo consiglio ai colleghi, ci si sente meno soli a sapere che anche altri si sono trovati nelle nostre stesse situazioni e lo consiglio caldamente a chi vorrebbe intraprendere un percorso nutrizionale con un professionista, ma ha paura o pensa di essere oramai all’ultima spiaggia.
“A cena con Darwin”
Jonathan Silverton
Bollati Boringhieri 2017. Cartaceo ed Ebook
Jonathan Silverton è professiore di Ecologia Evoluzionistica a Edimburgo, il suo campo principale è l’evoluzione delle piante.
L’evoluzione delle piante, soprattutto quelle da mangiare, è strettamente legata alla nostra. Anche quella degli animali lo è, anche se il primo animale che abbiamo domesticato adesso è il nostro compagno per eccellenza, il cane, e nella maggior parte delle società contemporanee, non lo si mangia.
Abbiamo iniziato a domesticare il fuoco prima di 1 milione di anni fa, e la domesticazione delle piante ha segnato la svolta da un regime di sussistenza come cacciatori-raccoglitori nomadi a quello di agricoltori stanziali.
Un passaggio chiave della nostra storia, che ha cambiato tante cose per quanto riguarda le nostre società e come siamo arrivati fino a ora, senza che ci sia stato un passaggio evolutivo nel mezzo. Homo sapiens ha domesticato le piante nell’Asia Minore 10000 anni fa, Homo sapiens popola l’intero pianeta ora.
Non tutte le piante che abbiamo domesticato hanno lo scopo di nutrirci, pensiamo al cotone, del quale utilizziamo le fibre, però le piante a scopo alimentare hanno segnato il passo della grande conquista dell’agricoltura.
Gli animali, invece, li abbiamo scelti perchè ci facessero compagnia, oltre che per mangiarli e utilizzarli come forza lavoro a basso prezzo.
In questo libro, molto scorrevole, si ripercorrono brevemente le tappe evolutive del nostro genere (Homo), per poi passare a un’interessante analisi di come i gusti e i sapori in cucina abbiano determinato cosa mangiamo tutt’ora.
L’evoluzione dei viventi che ancora mangiamo va di pari passo con la nostra evoluzione culturale e sociale.
Il taglio del libro è sicuramente divulgativo, non stanca e rende il racconto è facilmente comprensibile, senza mai scadere nella semplificazione spicciola.
Lo consiglio a chi vuole capire meglio come nella propria dispensa ci sia un vero e proprio patrimonio evolutivo e a tutti i miei colleghi, perché possano scegliere in modo più consapevole alcuni protocolli nutrizionali.
“Senza Glutine”
Alessio Fasano con Susie Flaherty
Mondadori Libri 2017 cartaceo – ebook
Il Professor Alessio Fasano è, probabilmente, il maggior esperto di glutine e patologie correlate nel mondo. È un gastrenterologo pediatrico italiano che si è trasferito negli USA a inizio degli anni ’90 del secolo scorso. Negli anni ha iniziato ad approfondire sempre più il tema della celiachia e, di conseguenza, l’argomento glutine.
Negli USA, allora, la consapevolezza sulla celiachia era molto scarsa, tanto che si riteneva che la prevalenza della malattia (il numero di celiaci nella popolazione) fosse ampiamente ridotta rispetto alla popolazione europea, per motivi genetici.
Da allora molta strada è stata fatta, grazie a Fasano e al suo gruppo sempre in prima linea, ma ancora oggi non esistono una coscienza diffusa tra i professionisti, una legislazione puntuale su etichettatura e produzione, come, per esempio, abbiamo in Italia.
Il gruppo di ricerca del Center for Celiac Research di Boston, diretto dal professor Fasano, continua a occuparsi dei pazienti e della ricerca, tanto che il suo gruppo, anni fa, individuò una proteina coinvolta nello sviluppo dei disturbi legati al glutine, la
zonulina, ora interessata da studi, anche sull’uomo, quindi in fase avanzata, nel tentativo di donare al mondo un farmaco che consenta di contrastare la malattia
Il libro è molto ben scritto e sicuramente utile per i pazienti alle prime armi, o per i più esperti che vogliano saperne di più sulle basi biologiche e fisiopatologiche della loro malattia.
Ci sono alcune ricette e poche testimonianze: utili senza essere pesanti.
Una piccola curiosità per gli appassionati di football americano: la seconda prefazione al libro è di Rich Gannon, un ex quarterback della NFL, famoso per avere vinto il MVP per la stagione 2002 e avere portato gli Oakland Raiders al SuperBowl in quello stesso anno. La figlia di Gannon è celiaca, paziente del Prof. Fasano e lui e la moglie sono molto attivi negli USA per promuovere la consapevolezza della malattia e supportare i genitori nei primi tempi dopo la diagnosi dei loro figli.