Come scegliere il caffè – 1

Pubblicatodi il Gen 11, 2018 in Save Humans Thursday
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54 settimane con #SaveHumansThursday per parlare dell’impatto ambientale del cibo su Francesca De Filippis – Biologo Nutrizionista Bologna e Dott.ssa Livia Galletti Biologo Nutrizionista
Eccoci alla #settimana4: quanto impatta la nostra amata tazzina di espresso sull’ambiente?

“A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà”

Così cantava De Andrè in una sua famosissima canzone (Don Raffaè).

Questa bevanda calda, nera, stimolante e profumatissima è uno dei classici irrinunciabili per gli italiani.

 

Per di più, da tempo ormai, si conoscono le sue proprietà antiossidanti e protettive per la salute di cuore e cervello.

Insomma, il caffè è un compagno amatissimo per la vita di molti di noi.

Ma che impatto ha sull’ambiente?

Oggi parleremo solo dell’aspetto produttivo della polvere, in un’altra occasione dei diversi modi di consumarla.

Il caffè è un arbusto sempreverde con foglie lunghe verde scuro e fiori bianchi che iniziano a fiorire solo dopo il terzo anno di vita della piantina. In alcune zone del mondo fiorisce tutto l’anno, per esempio in Colombia e viene coltivato in climi tropicali e sub tropicali.

 

Ne esistono diverse specie, più di 80, ma le predominanti sono 2, l’Arabica e la Robusta.

Il 60% della produzione di caffè è di Arabica, che viene coltivata in America Centrale e in Sud America e in Africa orientale.

Robusta copre circa il 40% della produzione e le sue piantagioni si trovano in Africa e Asia ai tropici.

Il caffe Arabica ha un gusto piu aromatico e dolce di quello Robusta, che invece tendono ad essere più acidi ed erbacei.

Nelle miscele espresso si trovano entrambi, in percentuali diverse a seconda dei produttori e delle linee di prodotto.

I suoi frutti sono denominati drupe in botanica e assomigliano a delle ciliegie, rosse quando mature

Dopo la raccolta, le drupe vengono trattate e da queste si ricavano i chicchi, che sono verdi. I chicchi verdi vengono esportati, venduti alle borse del caffè di New York e Londra, venduti da queste a degli importatori, rivndute ai torrefatori. Nelle torrefazioni i chicchi vengono tostati, macinati e miscelati e solo in questo momento della sua vita il caffè assume la forma che conosciamo. Dopo altri passaggi, oppure direttamente dalle torrefazioni se siamo così fortunati da poterlo comprare lì, il caffè arriva nella nostra dispensa.

È un lungo viaggio quello che compie!

Tutto il ciclo, dalla semina, all’arrivo nelle nostre case ha un costo importante sull’ambiente

Lo studio di WWF del 2012, Market Transformation, ha stimato, tra le altre, queste cifre per ogni kg di caffè tostato:

10 kg di gas serra emessi

4 metri cubi di acqua utilizzata

17 kg di rocce, sedimenti e minerali erosi.

La coltivazione intensiva di caffè ha inoltre colpito in modo distruttivo zone quali Amazzonia, aree dell’Africa Centrale, la zona dei laghi del Rift, sempre in Africa, Borneo e Sumatra in Asia e regioni della Nuova Guinea.

Inoltre, come detto sopra, le specie di caffè in natura sono circa 80, ma solamente 2 hanno preso il sopravvento, riducendo la biodiversita di questa pianta.

La biodiversità è un aspetto importantissimo per l’ambiente e per il futuro: più biodiversità c’è, più l’ambiente prospera in equilibrio e riesce a tamponare le eventuali calamità; più biodiversità c’è e più persone possono nutrirsi adeguatamente.

Riassumiamo?

Il caffè è una bevanda che piace a molti e l’espresso é un emblema della cucina italiana. Però, la sua produzione e il suo approvvigionamento hanno un costo ambientale e sulla biodiversità altissimo.

Cerchiamo di consumarlo in modo consapevole: accorciamo la filiera cercando di comprarlo con meno intermediari possibile, scegliamo polveri da coltivazioni il più possibile sostenibili e che magari garantiscano un equo compenso ai lavoratori delle piantagioni.

Continuate a seguirci!

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