Meglio fresco o surgelato?

Pubblicatodi il Dic 21, 2017 in Save Humans Thursday
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#giovedìsalviamoci #SaveHumans 

54 settimane con #SaveHumansThursday per parlare dell’impatto ambientale del cibo su
Francesca De Filippis – Biologo Nutrizionista Bologna
Dott.ssa Livia Galletti Biologo Nutrizionista

Come promesso eccoci alla #settimana1: per l’ambiente meglio il fresco o il surgelato?

Per stimare l’impatto ambientale di un alimento è necessario considerare il suo intero ciclo di vita, percorrendo tutte le fasi della filiera alimentare “dal campo alla forchetta”. La pressione della produzione del cibo sull’ambiente può essere valutata attraverso la famiglia delle impronte: impronta ecologica, impronta idrica, impronta del carbonio, ecc…

L’Impronta del Carbonio o Carbon Footprint, ad esempio, è un indicatore, espresso in g o kg di CO2 equivalente (anidride carbonica equivalente), che quantifica i gas serra emessi lungo la filiera alimentare che permette a ciascun alimento di arrivare sulla nostra tavola.

Ma cosa si intende per gas serra? Sono gas presenti nell’atmosfera che riescono a trattenere in maniera consistente la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre, dall’atmosfera e dalle nuvole. Possono essere di origine naturale o antropica.

Dall’ultima glaciazione alla metà del 18° secolo i livelli dei gas serra nell’atmosfera sono rimasti praticamente costanti. Dalla rivoluzione industriale, a seguito delle crescenti emissioni di origine antropica, le loro concentrazioni sono aumentate e vengono emesse nell’atmosfera quantità di gas serra superiori a quelle che possono essere rimosse dai meccanismi naturali.

La rottura dell’equilibrio termico è all’origine del riscaldamento globale e del cambiamento climatico a cui assistiamo (effetto serra).

I principali gas serra la cui concentrazione è in aumento a causa delle attività umane sono:

– Anidride carbonica (CO2 ) derivante dai combustibili fossili. In assenza di attività antropica, il bilancio naturale di CO2 , è approssimativamente in pareggio.
– Metano (CH4) principalmente derivante dalla fermentazione enterica dei bovini e dalle discariche
– Ossido di diazoto (N2O) derivante dai fertilizzanti azotati
– Alocarburi di origine esclusivamente antropica: clorofluorocarburi (CFC), idrofluorocarburi (HFC). Utilizzati in alcune applicazioni industriali

Gli alimenti di origine vegetale freschi, se di stagione, hanno un impatto ambientale molto limitato. Tuttavia la catena del freddo, dalla produzione al consumo, la temperatura, il tempo di stoccaggio, il trasporto e la conservazione possono fare la differenza, aumentando le emissioni.

Nella infografica riportiamo l’esempio delle patate che in molti consumeranno a Natale arrosto o come purè.

La produzione di patate fresche comporta l’emissione dell’82% di gas serra in meno. In sostanza per produrre 1 kg di patate surgelate vengono emessi nell’atmosfera 2200 g di CO2, per trasportarle in nave per 10.000 km ne vengono emessi 500!

A Natale #rimbocchiamocilemaniche e usiamo #alimentifreschi!

Per saperne di più su #SaveHumansThursday
Francesca De Filippis – Biologo Nutrizionista Bologna
Dott.ssa Livia Galletti Biologo Nutrizionista

Vi aspettiamo giovedì prossimo!
Buon Natale!

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